Le stock option, per
effetto della ridotta fiscalità che scontano in quasi tutti i paesi
occidentali, hanno sostituito in realtà negli anni una parte dello
"stipendio". Ma il vero scandalo non è nella tassazione
ridotta, ma come viene stabilito il prezzo base
di assegnazione delle stesse. |
Giorgio Bocca, con l'articolo Chi
ha rovesciato la piramide della scorsa settimana su L'Espresso,
si è letteralmente scagliato contro i satrapi delle stock option
«che non si curano della fisiologia e della decenza sociale e
mentre le loro aziende licenziavano un milione e mezzo di persone
(si riferiva agli Stati Uniti dopo l'11 settembre) i compensi se li
sono aumentati Alcuni prendendosi gioco del prossimo come John
Chambers della Cisco che si è ridotto lo stipendio a un dollaro ma
che ha incassato opzioni per 266 milioni». Beh tutto sommato
- aggiungo io - venendo a mancare al Chambers la busta a fine mese
ha dovuto per forza effettuare dei realizzi per poter continuare a
dar soldi alla moglie per la spesa... «Dopo aver esautorato
il capitalismo familiare - continua Bocca - (...) i grandi
manager si sono dati poteri totali rispetto ai quali quelli degli
azionisti sono come quelli di un cane nella società di protezione
degli animali».
L'amministratore delegato viene definito in questo capitalismo
«come
un re longobardo primus inter pares fra i suoi duchi e conti,
e con il loro interessato consenso può fare quello che vuole come
il presidente dela Yahoo! che si è auto concesso centinaia di
milioni di opzioni mentre le azioni della azienda precipitavano».
Poi Bocca definisce questi mutamenti, in questo contesto storico,
molto interessanti: «Siamo di fronte a una mutazione profonda
del capitalismo che per la sua velocità si confonde e si nasconde.
Ci sono voluti secoli per accettare che l'egemonia era passata
dall'aristocrazia alla borghesia e le grandi rivoluzioni per
sancirlo: ma sono bastati pochi decenni per passare dalle dinastie
proprietarie ai manager».
L'articolo di Bocca sembra approfondire l'intervista fatta da
Massimo Mucchetti, sempre su L'Espresso ma della settimana prima e
intitolata Top manager senza morale, a Franco Bernabé.
Franco Bernabè, contrariamente ai satrapi americani, se n'è
uscito con la normale liquidazione dall'Eni e dalla Telecom e senza
faraoniche stock option.
A onor del vero bisogna dire che le stock option, per
effetto della ridotta fiscalità che scontano in quasi tutti i paesi
occidentali, hanno sostituito in realtà negli anni una parte dello
"stipendio". Il vero scandalo, oltre che alla tassazione
ridotta, sembra stare nel modo in cui viene stabilito il prezzo base
di assegnazione delle opzioni; altrimenti non si spiega come mai il
buon Chambers possa aver incassato una plusvalenza di tale spessore
quando la sua azienda, sia in termini di redditività che di
quotazione, ha subito enormi tracolli.
Ci sono due
possibilità: o le opzioni erano talmente vecchie, oppure sono state
assegnate a dei prezzi base che fanno lucrare chi le esercita anche
con rovinosi tracolli di borsa. E senza aggiungere un briciolo di valore
al capitale dell'azienda.
(15
aprile 2002) |