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Pitagora di Samo |
Metempsicosi è una parola composta che deriva dal
greco (metem = trasferimento e psỷchồsis
= anima), e in molte religioni e credenze
filosofiche rappresenta la trasmigrazione dell'anima che, ad
ogni successiva morte del corpo in cui è ospitata, passa ad
un altro corpo umano, animale, vegetale o minerale, finché
non si è liberata da ogni vincolo con la materia. In
mitologia, il dio Ermes, volendo fare un regalo al figlio
Etalide, gli promise qualsiasi cosa avesse voluto a
eccezione dell'immortalità, ed Etalide pensò bene di
chiedergli un'eterna memoria, ovvero la possibilità di
ricordare, anche dopo morto, tutte le vite precedenti.
Grazie a questa facoltà, Pitagora
― filosofo presocratico che
assomiglia, tra l'altro, tremendamente a Osama Bin Laden ―
sostenne di aver già vissuto quattro volte e, in
particolare, di essere stato prima Etalide, poi Euforbo, nei
cui panni era stato ferito a Troia da Menelao, quindi
Ermotimo ― a dimostrazione
diceva di aver riconosciuto in un tempio lo scudo di Menelao
― e infine Pirro, un povero
pescatore dell'isola di Delo. Tra una reincarnazione e
l'altra, la sua anima si era trasferita in numerose specie
animali e perfino in qualche pianta. Altre volte invece gli
era capitato di scendere nell'Ade, dove aveva intravisto
Omero appeso a un albero ed Esiodo incatenato a una colonna,
colpevoli entrambi di aver trattato gli Dei con troppa
familiarità.
La serie delle apparizioni di Pitagora comunque non termina
con lui: alcuni biografi posteriori raccontano che il
filosofo si sia reincarnato di nuovo in un certo Periandro,
quindi nel corpo di un uomo chiamato anch'egli Etalide e,
per finire, nelle vesti profumate di Alco, una bellissima
donna che di mestiere faceva la puttana. A conti fatti pare
che il ciclo delle reincarnazioni fosse di 216 anni
per cui l'ultima apparizione sulla Terra dovrebbe essere
avvenuta intorno al 1810 d.c.
È quasi certo che il nostro filosofo abbia importato questa
teoria dall'Estremo Oriente, tanto più che ancor oggi in
India c'è chi la ritiene una cosa possibile. Secondo la
metempsicosi, l'anima trasmigra da un corpo all'altro e
viene promossa a un livello superiore (diventando mercante,
atleta o spettatore) o retrocede in una serie inferiore
(albero, cane, pecora, maiale ecc.) a seconda di come si è
comportata sulla terra. La morte, secondo Alcmeone, consente
l'aggancio di una «fine» con un altro «principio» per cui,
mentre un corpo muore, l'anima, in quanto immortale,
percorre una traiettoria circolare, né più, né meno di
quanto non fanno le stelle in cielo. Il corpo, aggiunge
Filolao, altro non è che una tomba, una prigione dove
l'anima è costretta a espiare le proprie colpe. Di qui
l'etica pitagorica: comportati bene, se no addio promozione!
Per colpa di questa teoria della metempsicosi, Pitagora è
stato ampiamente sfottuto sia dai contemporanei che dai più
illustri drammaturghi: Senofane, in un suo scritto, ce lo
mostra nell'atto di trattenere per un braccio un uomo che
bastona un cane. «Ti prego,» dice Pitagora «non picchiare il
tuo cane giacché in esso, temo si trovi l'anima di un mio
amico.» «E come fai a dirlo?» chiese l'uomo. «Ne ho
riconosciuto la voce.»
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