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L'insostenibile leggerezza del Trap

I dibattiti che seguono, a campionato ahinoi prematuramente concluso, vertono ora sull’opposizione Trapattoni si-no, formazione valida-scarsa, puponi si-no. Ma al manager, quale insegnamento tutta questa vicenda ha trasmesso?

di Stefano Ciorani

Già nel sesto secolo avanti Cristo il filosofo Parmenide vedeva l’intero universo diviso in coppie di opposizioni: luce-buio, spesso-sottile, caldo-freddo, essere-non essere. Uno dei poli di opposizione era per lui positivo (la luce, il caldo, il sottile, l’essere) e l’altro negativo. Questa suddivisione in un polo positivo ed in uno negativo può apparire a prima vista di una semplicità puerile, salvo in un caso: cos’è positivo la pesantezza o la leggerezza? Parmenide rispose che il leggero è positivo mentre il pesante è negativo. Ma aveva ragione oppure no? 

Nel suo romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere, Milan Kundera si ripropone la stessa domanda arrivando ad una sconsolata conclusione: «Una sola cosa è certa – dice - l’opposizione pesante-leggero è la più misteriosa e la più ambigua tra tutte le opposizioni». Cosa c’entra allora il Trapattoni nazionale con Parmenide o Kundera? A prima vista niente. Ma riflettendo un po’- dopo lo sfortunato incontro dell’Italia con la Corea – tantissimo, visto che pochi sono riusciti a dare una conclusione chiara e netta a questa esperienza. Le cronache raccontano di agitate ed insonni notti del nostro allenatore, combattuto probabilmente nello scegliere tra le opposizioni: formazione pesante-leggera, formazione attacco-difesa e se portare in campo l’acqua santa o il corno napoletano. I dibattiti che seguono, a campionato ahinoi prematuramente concluso, vertono ora sull’opposizione Trapattoni si-no, formazione valida-scarsa, puponi si-no. Qualcuno in verità ha cercato di tirarsi subito fuori da questa dicotomia e uno dei primi è stato Edmondo Berselli. Già all’indomani della partita sul Sole 24 Ore tuonava col titolo L’alibi della vergogna, e perentoriamente liquidava la cosa con: “La sofferenza è finita”. 

Quello che i media hanno però poco stigmatizzato è stato il comportamento tenuto da Trapattoni nel corso della partita. Le televisioni ci hanno deliziato in continuazione con le sequenze della cazzottata sul plexiglas, delle persone centrate ingiustamente e furiosamente da bottigliate di plastica, urla e contorcimenti vari. Uno show a suo modo divertente e contemporaneamente tragico. Un po’ come la famosa conferenza stampa su Strunz in tedesco di qualche anno fa. Tuttavia, questo non ci deve affatto far dimenticare che l’Italia era in vantaggio nei tempi regolamentari fino all’87.mo, che Vieri nel frattempo ha più volte mancato il colpo del ko perché stremato, e che l’arbitro non ha affatto annullato alcun gol fino a quel momento. Il resto è storia nota.

Alla fine un insegnamento Trapattoni l’ha trasmesso: perdendo facilmente calma e lucidità non si fa tanta strada. Epicuro diceva che solo «l’uomo sereno procura serenità a sé e agli altri». Ed è per questo che tanti manager sono rimasti sconvolti, parafrasando Kundera, dalla insostenibile leggerezza del Trap.

(23 giugno 2002)

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