L'asino scorse in mezzo al prato un'arpa.
S'avvicinò, con l'unghia ne tentò
le corde, e le corde tocche risuonarono.
«Dio, che cosa gentile!»
disse l'asino,
«che non sia del mestiere, che peccato!
Se la trovava uno più istruito
quali divine, dolci melodie!»
Così il talento spesso è sfortunato.
Quam ingenia saepe calamitate intercidant
Asinus iacentem vidit in prato lyram;
accessit et temptavit chordas ungula.
sonuere tactae. «Bella res
mehercules;
male cessit ea», ait
«artis quia sum nescius.
si repperisset aliquis hanc prudentior,
divinis aures oblectasset cantibus».
Sic saepe ingenia calamitate intercidunt.
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