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LA FAVOLA DELLA SETTIMANA

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FINEZZE DI ASINO
di Fedro

Un asino vedeva tutti i santi giorni un cagnolino che faceva moine al suo padrone, e si toglieva la fame alla sua tavola, e la servitù gli era anche più generosa. Allora sembra che l'asino si dicesse: «Se a quell'animale lercissimo il mio padrone vuole tanto bene, nonché l'intera servitù, chissà a me, se gli faccio qualche complimento. Eh, io sono sempre meglio di un cane: io gli servo. E in molte cose. Io a sacre fonti mi nutro, cibo puro mi viene offerto. Ho tutte le risorse per una vita più alta; per il maggiore dei riconoscimenti.» Così l'asino aveva meditato, quando scorse il padrone che entrava. Gli andò incontro di buon passo, gli balzò addosso schiamazzando, gli si levò davanti, piazzò le zampe anteriori sulle spalle del signore suo, lo leccò, lo lisciò, gli macchiò il vestito, lo sopraffece, il signore, con tutto il suo peso. Alle grida del padrone la servitù intera si mise in agitazione, diede mano a bastoni e pietre e misero l'asino fuori combattimento, poi con le costole rotte e le membra ammaccate lo rimandarono mezzo morto alla greppia.
La favola consiglia di non farsi avanti, quando non si hanno meriti, né di offrire servigi di più alta competenza.

Asinus cum quotidie videbat catellum blandiri dominum et de mensa saturari, et a familia illi largiri plura, sic dixisse fertur asinus. Si animai immundissimum sic diligit dominus meus et tota familia, quanto me, si obsequium illi fecero? Plus enim melior sum cane, qui multis rebus sum utilis. aqua ex sanctis fontibus alor, cibus mundus mihi datur; meliori vita frui possum et maximum, honorem habere. Cum haec asinus secum cogitasset, vidit dominum introire, occurritque velocius, clamans prosilivit, et suprastetit, levatosque pedes priores imposuit ambobus humeris domini sui, lingua eum lingens, linit et maculis vestem, fatigat dominum pondere suo. Clamore autem domini concitatur omnis familia, fustes et lapides arripiunt (...), asinum faciunt debilem, membris costisque fractis sic abiciunt ad praesepia lassum atque semivivum.
Haec fabula monet, ne quis indignus se ingerat, ut melioris offìcium faciat.
 

(24 novembre 2003)
 

Fedro (I sec. d.C.)

Fedro (favolista latino, I sec. d.C.), Favole - Parafrasi medioevali, 138.
Cfr. Esopo 276; Babrio 129.

 

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