Imitando il potente, muore il povero.
E la rana in un prato scoprì il bove.
Invidia di grandezza la toccò,
rigonfiò la sua pelle, tutta rughe.
Poi chiese ai figli s'era lei più larga
del bove: le risposero no.
La pelle ancora con pena stirò,
e s'informò dai figli come prima
chi era più grande, e ridissero: il bove.
Fu l'ultimo suo sdegno. Fu uno sforzo
di volontà: si ruppe e così giacque.
Inops, potentem dum vult imitari perit.
In prato quondam rana conspexit bovem,
et tacta invidia tantae magnitudinis
rugosam inflavit pellem. Tum natos suos
interrogavit an bove esset latior.
Illi negarunt. Rursus intendit cutem
maiore nisu, et simili quaesivit modo,
quis maior esset. Illi dixerunt «bovem».
Novissime indignata, dum vult validius
inflare sese, rupto iacuit corpore.
(23 giugno 2003)
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