Due muletti marciavano col carico;
uno aveva gli scrigni del denaro
e l'altro i sacchi turgidi dell'orzo.
Quello del peso ricco andava eretto
ostentando sonagli luccicanti,
il compagno seguiva quieto e placido.
All'improvviso piombano i briganti:
fanno strage, si gettano sul ricco,
lo sforacchiano e strappano il denaro.
Al gramo orzo non badò nessuno.
Piangeva il derubato, e l'altro disse:
«Sono felice di contare poco:
niente ho perduto e niente mi ha ferito».
La povertà non è che sicurezza,
la ricchezza è soggetta a tutti i rischi.
Muli gravati sarcinis ibant duo:
unus ferebat fìscos cum pecunia,
alter tumentis multo saccos hordeo:
ille onere dives celsa cervice eminens,
clarumque collo iactans tintinabulum;
comes quieto sequitur et placido gradu.
subito latrones ex insidiis advolant,
interque caedem ferro ditem sauciant:
diripiunt nummos, nedegunt vile hordeum.
spoliatus igitur casus cum fleret suos,
«Equidem» inquit alter
«me contemptum gaudeo;
nam nil amisi, nec sum laesus vulnere».
Hoc argumento tuta est hominum tenuitas,
magnae periclo sunt opes obnoxiae.
(20 dicembre 2004)
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