I topi quando furono battuti
da un' armata di donnole (episodio
dipinto in tutte quante le botteghe)
si pigiarono in rotta spaventati
presso gl'ingressi delle loro tane
in cui, per quanto a stento, si salvarono;
ma i duci, che portavano sul capo
corna vistose per guidare gli uomini
nella battaglia, in quelle sulle porte
s'impigliarono e furono beccati:
il vincitore li sacrificò
con i denti affamati e li sommerse
nel tartaro profondo delle pance.
In caso di sventura nazionale
è in forse la grandezza dei potenti,
ma la povera gente ha una difesa
molto semplice: quella di sparire.
Cum victi mures mustelarum exercitu
(historia, quot sunt in tabernis pingitur)
fugerent et artos circum trepidarent cavos,
aegre recepti, tamen evaserunt necem:
duces eorum, qui capitibus cornua
suis ligarant ut conspicuum in proelio
haberent signum quod sequerentur milites,
haesere in portis suntque capti ab hostibus;
quos immolatos victor avidis dentibus
capacis alvi mersit tartareo specu.
Quemcumque populum tristis eventus premit,
periclitatur magnitudo principum.
minuta plebes facili praesidio latet.
(12 luglio 2004)
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Fedro
(favolista latino, I sec. d.C.), Favole,
82.
Apologo esopico divenuto famoso. Orazio esclama che il vino
addit cornua pauperi (dà un pennacchio ai poveri). Le corna
furono per tutta l'antichità simbolo di potenza, ma in questo caso
la fortuna è non avere pennacchi. |