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LA FAVOLA

Favola più recente | Per autore | Le poesie

La Canna e la Quercia
di Jean de la Fontaine

Disse la Quercia ad una Canna un giorno:
- Infelice nel mondo è il tuo destino:
non ti si posa addosso un uccellino,
né un soffio d'aria ti svolazza intorno,
che tu non abbia ad abbassar la testa.

Guarda me, che gigante a un monte eguale,
non solo innalzo contro il sol la cresta,
ma sfido il temporale.
Per te sembra tempesta ogni sospiro,
un sospiro a me sembra ogni tempesta.

Pazienza ancor, se concedesse il Cielo
che voi nasceste all'ombra mia sicura:
ma vuole la natura
farvi nascer di solito alla riva
delle paludi, in mezzo ai venti e al gelo.

- La tua pietà capisco che deriva
da buon cuore, - rispose a lei la Canna. -
Il vento che mi affanna
mi può piegar, non farmi troppo male,
ciò che non sempre anche alle querce arriva.

Tu sei forte, ma chi fino a dimani
può garantirti il legno della schiena? -
E detto questo appena,
il più forte scoppiò degli uragani,
come il polo non soffia mai l'uguale.

La molle Canna piegasi,
e resiste la Quercia anche ai più forti
colpi del vento, per un po', ma infine
sradica il vento il tronco,
che mandava le foglie al ciel vicine,
e le barbe nel Regno imo dei morti.
 

Jean de la Fontaine

Jean de la Fontaine (poeta francese, 1621-1685), Favole, 1-22. Esopo, Il roseto e la quercia. - La favola chiude con una reminiscenza virgiliana: Eneide, IV, 444-46; Georgiche, II, 291-92.

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