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LA FAVOLA |
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Il Pastore e il Mare
di Jean de la Fontaine
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Un Pastor sen vivea felicemente
del suo gregge da un pezzo in riva al mare,
e s'anca non avea da scialacquare,
di quel poco vivea sicuramente.
Ma la vista di tanti bei tesori,
che ogni giorno sbarcavan sulla sponda,
tanto accese il suo cor, che a sé maggiori
fortune procacciar volle sull'onda.
Vende il bel gregge, e tolti i capitali,
in breve se li vide andare in fondo,
e chi prima parea padron del mondo,
tornò servo a guardar capre e maiali.
Se prima egli era ,un Tirsi, un Melibeo,
poco dopo restò Bartolomeo;
pur seppe tanto bene operar poi
che in pochi anni rifece i cenci suoi.
Rifatti i cenci, quando dalle sponde
di nuovo il mar col suo splendor l'alletta,
— Signor mar, —
il Pastore gli risponde, —
tu vorresti il denar, ma aspetta, aspetta!
—
Questo racconto è fatto per mostrare
che un soldo in tasca ne vaI cento al vento,
l'ambizlon, terribil come il mare,
coglie l'uomo e la barca a tradimento.
Non ti fidar! per uno che si fida
alzano i mille disperate strida;
fortuna ti promette mari e monti,
ma come i venti i disastri son pronti.
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Jean
de la Fontaine (poeta francese, 1621-1685), Favole,
4-2. Fonte: Esopo, Il pastore e il mare.
Tirsi e Melibeo sono nomi di pastori nelle Bucoliche di Virgilio. |
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