|
LA FAVOLA |
|
|
|
|
Il Torrente e il Fiume
di Jean de la Fontaine
|
|
Un torrentaccio rapido e sonante,
precipitando al basso,
empia del suo fracasso
le rive e la campagna circostante. .
Fuggìan le genti dalla furibonda
velocità dell'onda,
quand'ecco un tal che dai ladri fuggiva
fermossi sulla riva.
Come passar? esita un po', ma visto
che i ladri corron sempre per di qua,
tentò, passò... Per i! rumor che fa
il torrentaccio non è poi si tristo.
Anzi è sì buono, che il furor dell'onda
i ladri non fermò.
L'altro a correre ancor, fin che alla sponda
d'un bel fiume arrivò.
Questo era proprio un fiume maestoso,
sereno come un bel sogno d'estate,
non rupi a picco, ingrate,
ma un passo limpidissimo, sabbioso.
Col suo cavallo il buon viaggiatore
fugge i ladri, ma il guado è traditore:
beve i! cavallo, beve il cavaliere,
e in fondo a Stige vanno entrambi a bere.
E vanno entrambi a bere in Acheronte
e in acque più lontane.
Fin che abbaia giammai ti morde i! cane,
è l'acqua cheta che corrode il ponte.
|
|
Jean
de la Fontaine (poeta francese, 1621-1685), Favole,
8-23. Fonte: Abstemius, fav, 5, Il contadino che doveva
passare un fiume. Un contadino doveva attraversare un torrente
gonfio per le piogge e cercava un guado. Prima cercò di affrontare
la parte della corrente che gli sembrava più calma e tranquilla e
trovò che era più profonda di quanto non avesse pensato. Invece,
il punto in cui l'acqua scorreva con più frastuono, permetteva un
passaggio più rapido e sicuro. Si disse allora: «Come è più sicuro
affidare la nostra vita alle acque ribollenti piuttosto che alle
acque calme e silenziose». Questa favola ci avverte di temere più
le persone calme che quelle che parlano e minacciano molto. |
|
Invia
ad un amico |
|
|
|
|
|