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LA FAVOLA |
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L'Ostrica e i due Litiganti
di Jean de la Fontaine
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Due pellegrini un dì videro un'Ostrica
sulla sabbia del mar, e ognun coll'indice
segnandola e coll'occhio trangugiandola,
nacque fra lor la zuffa
a chi prima l'acciuffa,
perché volea ciascun dei contendenti
mangiarla anche coi denti.
L'uno si abbassa e tenta di raccoglierla,
ma l'altro: - Amico, - grida, sospingendolo, -
a chi tocca vediam prima, di grazia.
lo sono del parere
che chi prima l'ha vista in riva al mare
la debba anche godere,
e si contenti l'altro di guardare.
- Sia pur, - rispose l'altro, - se al giudizio
credi dell'occhio, ogni diritto è mio,
che vedo, grazie a Dio,
come non vede un'aquila lontano -.
E l'altro: - Ho l'occhio sano
sia lode al cielo anch'io.
E pria di te quest'Ostrica ho veduto.
- Se tu l'hai vista prima,
prima di te l'ho conosciuta al fiuto -.
Intanto che contrastan sulla riva,
ecco Azzeccagarbugli in tempo arriva,
che nominato giudice,
prende in esame l'Ostrica,
la sguscia e te l'inghiotte
innanzi ai testimoni, e buona notte.
Quindi a' quei due rivolto,
che lo stanno a guardar stupidi in volto:
- Il tribunal senz'altra spesa e senza
appello, - dice, - ha scritta la sentenza:
prenda un guscio ciascun e lieto vada
ciascun per la sua strada -.
Se guardi quel che costano i piati,
e quanto ben la gente se ne giovi,
vedrai che vincon sempre gli avvocati,
ai litiganti non riman che l'osso,
il danno e l'uscio addosso.
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Jean
de la Fontaine (poeta francese, 1621-1685), Favole,
9-9. Fonte: la favola era stata udita dal padre di Boileau e
proveniva da un'antica commedia italiana (secondo la testimonianza
di Brossette). |
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