[…] Damanak chiese a Kartak il motivo
per cui il leone si nascondeva. Kartak lo mise in guardia
dall'immischiarsi nelle faccende del loro re e chiese perché mai si
sarebbero dovuti preoccupare della cosa. Chi si immischia senza
motivo in questioni per lui irrilevanti, disse lo sciacallo, finisce
male proprio come capitò alla scimmia che smosse il cuneo.
Damanak chiese a Kartak di raccontare la storia della scimmia.
Storia della Scimmia
Nei pressi di una città si stava costruendo un tempio. Lì vicino
stavano spaccando un enorme tronco d'albero. All'ora di pranzo, i
lavoratori lasciavano i cunei nel tronco da spaccare e andavano a
mangiare. Una scimmia aveva seguito i lavori fin dalla mattina.
Mentre i lavoratori erano lontani, la scimmia scese dall'albero e
andò a curiosare su quel tronco. Giocando, vide il cuneo e cominciò
a girarlo, senza badare alla coda che si era incuneata anch'essa
nella spaccatura del tronco. Non appena rimosse il cuneo, la
spaccatura si rinchiuse sulla coda della scimmia, che cercò invano
di liberarsi. Nessuno lì vicino poteva aiutarla; e quando i
lavoratori tornarono, la scimmia era già morta.
Kartak disse che un inferiore che dà consigli a un re senza essere
interrogato finisce sempre male. E' per questo che bisogna
analizzare la situazione, pensare e solo allora parlare.
Damanak sostenne che anche l'inferiore diventa superiore quando
serve bene il re. Al contrario, il superiore che non sa guidare il
re diventa inferiore.
Un re si occupa delle persone che gli stanno intorno anche quando
sono insipienti, ineducate e ignoranti. E tuttavia i servi che
stanno sempre attenti ai motivi e alle ragioni della felicità e
della infelicità di un re, vengono facilmente promossi a una
posizione più alta da un re ostile. Coloro che pensano che ci voglia
una certa fatica e un duro lavoro per compiacere un re sono di fatto
degli incauti, sono tardi e stupidi. Se uno può essere capace di
addestrare animali come il serpente, il leone o l'elefante usando
differenti metodi, non ci vogliono grandi sforzi da parte del saggio
per tenere sotto controllo un re.
Kartak chiese allora a Damanak cosa avesse intenzione di fare.
"Oggi il nostro re, senza la sua famiglia è impaurito e sgomento.
Perciò dobbiamo andare da lui e chiedergli il motivo di questa sua
paura."
Kartak chiese come fa uno a rendersi conto se il re abbia o no
paura. E Damanak rispose:
"Non ci vuole molto a capirlo. E' noto che anche un animale può
capire i comandi dati. Con la giusta concentrazione, un cavallo può
portare il carico di un elefante e la persona accorta può capire
anche le cose non dette. Uno può capire i sentimenti di una persona
sulla base di queste cose: allusioni, pensieri, azioni, parole,
espressioni degli occhi e del viso. Per questo mi avvicinerò al re
impaurito e usando l'intelletto lo tranquillizzerò e mi guadagnerò
il posto di ministro".
Così disse Damanak. Allora Kartak disse:
"Non sai ancora cosa significa servire, come potrai dunque servire
il re?"
Damanak ribatté:
"Conosco bene i principi del servire. Quando ero bambino ho sentito
dalle labbra di mio fratello quali siano le pratiche della fede per
i santi.
La gente che non riconosce i meriti individuali non può servire il
re, perché è come se arasse un campo improduttivo che non dà nessuna
sicurezza di produrre frutti. E' cosa buona servire il re anche
quando dovesse perdere ricchezza e potere, poiché così facendo uno
vedrà i frutti del suo servizio in futuro. Il saggio non deve mai
sperare di ottenere guadagni materiali da un re ignorante in cambio
dei propri servigi.
Coloro che criticano il re devono prima aver criticato se stessi,
perché o non sono adatti a servire o non sono consapevoli dei
compiti del servitore. Questi ha da portare il dovuto rispetto alla
regina, al principe, alla principessa, al primo ministro, al
sacerdote e alle guardie del palazzo reale. Colui che sempre saluta
il re e conosce quello che lui vuole o non vuole e agisce di
conseguenza, è amato dal sovrano. Chi sta in prima fila nella
battaglia, lo segue in città e aspetta alla porta della camera
reale, è ugualmente benvoluto dal re."
Kartak chiese:
"Che cosa dirai, dunque, appena ti avvicinerai al re ?"
E Damanak rispose:
"Quando il re è buono, il seme germoglia e cresce diventando albero
e dall'albero nascono molti altri semi Allo stesso modo, un racconto
nasce da un altro e così via. Tuttavia meglio non parlare quando si
mette male per lui, perché anche il Signore si sente offeso dai
discorsi che spiegano i presagi attorno a lui."
Con queste parole, Damanak si presentò a Pingalak. Quando il re lo
vide arrivare disse alla guardia di farlo passare, poiché Damanak
era il figlio del suo primo ministro. Il re leone fu contento di
vederlo. Con molto rispetto Damanak disse:
"Per quanto immotivata possa sembrare la mia visita, ogni inferiore,
così come ogni superiore, ha sempre un motivo per fare visita a un
re."
Pingalak disse:
"Mettiamo da parte questo discorso. Io ti ho accolto bene perché sei
il figlio del mio primo ministro. Non so se tu sia capace o
incapace, quindi parla apertamente e dimmi cosa desideri."
Damanak disse che il re non dovrebbe occuparsi di niente a corte:
"Se vuoi sentire i miei desideri puoi farlo in privato"
Un segreto di cui si è sentito parlare da sei anni viene facilmente
divulgato. Invece, un segreto sentito per quattro anni rimane un
segreto. Questo perché un re prudente deve fare in modo che per sei
anni non se ne faccia bisbiglio.
In privato, Damalak chiese a Pingalak:
"Perché quel giorno ti sei nascosto mentre bevevi al fiume ?"
Pingalak rispose:
"Non hai sentito quegli strani rumori? Sembrava che qualche
pericoloso animale fosse arrivato nella foresta. Lascerò questa
foresta per sempre."
Damanak allora disse:
"E' giusto che un re come tu sei si allontani sentendo quel forte
rumore. Potrebbe trattarsi del rumore di tamburi o altro. E questa è
la ragione per cui non bisogna fare rumore, proprio come Gomayu."
Sorpreso Pingalak chiese: "Come?"
Forum collegato:
La gestione del capo |
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Panchatantra
Nel regno di Mahilaropya, viveva un re che
governava in modo encomiabile. Il re aveva tre figli, non molto
intelligenti, per cui era molto preoccupato per la successione al
trono. Cercava un buon insegnante, ben preparato nelle scritture,
che riuscisse ad insegnarle ai figli in un tempo relativamente
breve. I ministri gli avevano indicato un ottimo pandit, Vishnu
Sharman. Ma questo valente erudito era abbastanza vecchio e il re
si chiedeva come avrebbe fatto a completare l'insegnamento delle
scritture ai figli, dal momento che a un allievo ben dotato erano
necessari almeno dodici anni per apprenderle.
Vishnu Sharman riuscì a convincere il re che avrebbe insegnato ai
principi il comportamento di un vero re grazie a una serie di
racconti che sarebbero stati molto più efficaci delle scritture.
Compilò una raccolta di cinque volumi di storie, chiamati
Panchatantra, che dovevano appunto servire da guida ai giovani
principi per apprendere il mestiere di re e imparare a comportarsi
da saggi. |