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Lui è uno scrittore di lettere di licenziamento.
La sua vita in azienda è fatta di giornate passate a scrivere
spumeggianti lettere di licenziamento ―
nei corridoi lo chiamano il Killer ―
guardando i colleghi «in esubero» che ripongono gli oggetti
personali dentro piccole scatole e si avviano lentamente verso casa.
Il narratore assiste alla normale idiozia, assurdità e ferocia
dell'ambiente, cui collabora, ma è travolto dalla vicenda di un
superiore licenziato, che poi muore lasciandogli in cura due
bambini.
È molto difficile raccontare oggi il mondo del lavoro, così volatile
da impedire persino all'alienazione di attecchire. Andrea Bajani ha
trovato una strada, sul crinale del paradosso. Come uno sguardo
attraverso una lente deformata di un solo grado: quel tanto che
basta a comporre un ritratto tragicomico del microcosmo di sorde
violenze di cui è fatto il nostro quotidiano.
Un romanzo feroce e malinconico, un ironico abbecedario della vita
aziendale, e della vita in generale. «Dopo
lunghi anni in cui gli autori italiani guardavano con disinteresse,
o fastidio alla cosiddetta "letteratura industriale"
― scrive Loredana Lipparini su Il Venerdì
―
gli scrittori sono tornati a porre il lavoro (o la sua assenza) al
centro della narrazione.» La storia raccontata
dal libro tocca, così come l'ultimo film di Alessandro D'Alatri
La Febbre nelle sale proprio in questi giorni, la provvisorietà e la
difficoltà delle vite di ciascuno. |
L'autore:
Andrea Bajani (1975) in cinque anni ha cambiato otto
lavori. È stato consulente, collaboratore occasionale, co.co.co,
collaboratore a progetto e libero professionista, senza che la sostanza
del suo impiego subisse mutamenti di rilievo. Dopo Morto un papa
(Portofranco, 2002) e Qui non ci sono perdenti (PeQuod, 2003),
Cordiali saluti è il suo terzo romanzo. Nato a Roma, vive e cambia lavoro a
Torino. |