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Sulla scia della Novo
millennio ineunte di Giovanni Paolo II sul fondamento del Concilio
Vaticano II, e accogliendo le suggestioni che vengono dall'evoluzione e
dalle conquiste della società moderna con la quale la Chiesa vive un
una continua dialettica di dare e ricevere, Gerardo Cardaropoli prospetta
quale potrebbe essere il modo di essere cristiano, e quindi del
cristianesimo, in questo nuovo millennio.
Non più cristiani che, avendo
ricevuto il battesimo da bambini, non hanno seguito poi alcuna seria
iniziazione alla fede, ma cristiani che saranno tali per libera e
maturata scelta, consapevoli e responsabili. Non più quindi un
cristianesimo "sociologico" connotato prevalentemente dal
diritto canonico, dall'obbligo e dall'istituzione, ma un cristianesimo
vivo e vitale, connotato dall'amore e dalla gioia della Buona Notizia
proposta e accolta nella libertà.
Questo testo - estremamente
stimolante per il suo linguaggio discorsivo - è destinato a quanti a
vario titolo partecipano all'azione pastorale della Chiesa: clero e
laici, singoli e gruppi, e può costituire un contributo alla
riflessione teorico-pratica in merito agli orientamenti che la CEI ha
dato per i primi dieci anni del nuovo millennio.
Due cose contano davvero - ha detto il papa - il fuoco del
"compito" e la passione dei "chiamati". Questi
stessi pensieri costituiscono il naturale humus nel quale si è come
dispiegata la vicenda significativa di Gerardo Cardaropoli: un cristiano
dei nostri tempi di crisi, di rotture, di cambiamenti, di scoperte e
pure di un sorprendente bisogno di speranza. |
L'autore
Teologo
e filosofo, Gerardo Cardaropoli è nato a Braci-gliano (SA) nel 1924 ed
è frate francescano dal 1947. .E' stato Rettore del Pontificio Ateneo
Antoniano di Roma dal 1978 al 1984 e da questo anno professore di
Teologia pastorale nella Pontificia facoltà teologica di Napoli.
Tra pubblicazioni ed articoli si contano oltre 200 titoli, tra cui Introduzione
al cristianesimo (1970), e La Pastorale come mediazione salvifica
riedito nel 1992. Il suo slogan è: "Leggere la storia, discernere
i suoi segni, sempre!" Ma subito non manca di avvertire:
"Senza l'attenzione ai segni dei tempi, il cristiano vive fuori
della storia".
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