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«Nel mezzo
del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la
dritta via era smarrita»: così Dante Alighieri esprime con tono
solenne il senso di smarrimento nelle prime righe della Divina
Commedia. E' «nel mezzo del cammin di
nostra vita» che dopo aver accumulato maggiore conoscenza si perde
la strada e si diventa consapevoli del proprio abisso di ignoranza.
Come Dante, quindi, uomini e organizzazioni si ritrovano
spesso in una selva oscura, e questa non è altro che la
complessità del reale in cui tutti siamo immersi. Il mito di
Leonardo, che pareva avere una conoscenza illimitata, non appare più
raggiungibile di fronte alla complessità di oggi, poiché ad ogni aumento
della conoscenza corrisponde un aumento dell'ignoranza. Quando la
vita scorreva lentamente, la complessità esisteva, ma non veniva
percepita. Oggi, invece, tutti se la sentono addosso.
Per comprendere la complessità, sfruttare le opportunità in essa
racchiuse e gestire gli inevitabili rischi, a partire dalla seconda
metà del secolo scorso è andata diffondendosi una nuova teoria
scientifica: la teoria della complessità. Il punto di
partenza sono state le ricerche fisiche basate sul lavoro del premio
Nobel belga di origine russa
Ilya Prigogine
(1917-2003), e successivamente sui contributi di matematici,
filosofi, economisti e letterati. Tra i filosofi, spiccano i
contributi di uno dei maggiori pensatori viventi,
Edgar Morin
(1921);
mentre tra gli economisti Mitchell Waldrop ha descritto, in forma di
romanzo, gli straordinari risultati raggiunti dal più noto centro
per lo studio dei sistemi complessi: l'Istituto di Santa Fe, negli
Stati Uniti.
Prede o ragni si propone di presentare al lettore i principi
fondamentali di questa affascinante teoria e le sue implicazioni
nell’approccio tradizionale alla gestione delle organizzazioni. È un
prezioso manuale per comprendere cosa sta succedendo ed un invito a
tentare di adattare il nostro sapere alla nuova realtà. Il testo, pur mantenendo il rigore di un lavoro teorico,
è accompagnato da numerose immagini, che costituiscono un effettivo
valore aggiunto nella migliore tradizione del pensiero visivo: una
figura vale più di mille parole.
Ricorrendo a una metafora, la complessità viene immaginata come una
ragnatela, in cui si può recitare la parte del protagonista – il
ragno, che sfrutta i vantaggi della tela – oppure la parte delle
vittime sacrificali, le prede della ragnatela, imbrigliate in essa.
Per essere ragni, uomini e organizzazioni sono chiamati a
intraprendere un viaggio affascinante e allo stesso tempo rischioso
all’orlo del caos, con la consapevolezza che la strada non è
predefinita, ma il cammino si fa andando. |
Gli autori:
Alberto F. De Toni è Professore Straordinario di Organizzazione
della Produzione e Sistemi Logistici, Facoltà di Ingegneria, Università
degli studi di Udine, presidente del corso di laurea di Ingegneria
Gestionale, direttore del Complexity Management Research Programme, e
componente del comitato direttivo dell’AIG – Associazione Italiana
Ingegneria Gestionale.
Luca Comello
è stato project researcher in programmi di ricerca europei del
Laboratorio di Ingegneria Gestionale su temi quali complessità,
creatività, innovazione e change management. Attualmente lavora
nella direzione Ricerca e Sviluppo della Illycaffè di Trieste
occupandosi principalmente di sviluppo prodotto. |