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Signori, vi piaccia udire
l'aria del famoso La Palisse,
Potrebbe farvi gioire
se essa vi divertisse.
La Palisse ebbe pochi beni
per sostener la sua nascenza,
Ma non gli mancò nulla
finché visse nell'abbondanza.
Viaggiava volentieri,
scorrazzando per tutto il reame,
Quando stava a Poitiers,
non stava certo a Vendôme!
Si divertiva in battello
e, sia in pace che in guerra,
Andava sempre per acqua
se non viaggiava via terra.
Beveva ogni mattina
vino spillato dalla botte,
Per mangiare dai vicini
vi si recava di persona.
Voleva per mangiar bene
vivande squisite e assai tenere,
E faceva il martedì grasso
sempre la vigilia delle Ceneri
Brillava come un sole,
coi suoi capelli biondi.
Non avrebbe avuto pari
se fosse stato solo al mondo.
Ebbe molti talenti,
ma si è certi di una cosa:
Quando scriveva in versi,
non scriveva mai in prosa.
Fu, per la verità,
un ballerino scadente,
Ma non avrebbe cantato male,
se fosse stato silente.
Si racconta che mai
sia riuscito a risolversi
A caricar le pistole
se non aveva le polveri.
Morto è il signor de la Palisse,
morto davanti a Pavia,
Un quarto d'ora prima di morire,
era in vita tuttavia.
Fu per una triste sorte
ferito da mano crudele,
Si crede, poiché ne è morto,
che la ferita fosse mortale.
Rimpianto dai suoi soldati,
morì degno d'invidia,
E il giorno del suo trapasso
fu l'ultimo della sua vita.
Morì di venerdì,
l'ultimo giorno della sua età,
Se fosse morto il sabato,
avrebbe vissuto più in là. Bernard de la
Monnoye Parlare come La Palisse
significa dire qualcosa di ovvio, noto già a tutti senza bisogno di spiegazioni,
presentandola invece come una grande scoperta. Il modo di dire deriva da un
episodio storico passato alla leggenda. Jacques II de Chabannes, signore de La
Palice, Pacy, Chauverothe, Bort-le-Comte e Héron e Maresciallo di Francia (oggi Lapalisse, 1479-1525), morì combattendo valorosamente
nella battaglia di Pavia del 1525, tra l’esercito di Francesco I e quello di
Carlo V d’Asburgo. Per rendergli omaggio, i suoi uomini incisero sulla cassa che
ne raccoglieva le spoglie una frase che l'avrebbe destinato alla Storia:
«Qui giace il Signor de La Palisse che un quarto
d’ora prima di morire era ancora vivo».
Un'epigrafe ingenua per sottolineare il coraggio del condottiero che, ancora
pochi istanti prima di morire, si batteva come un leone. L'epigrafe, invece, è
passata alla Storia, come una verità ovvia, evidente, scontata, palese,
lampante. una verità lapalissiana, appunto (dal termine francese lapalissade).
Da questa storia prese spunto il poeta francese Noei Borguignon de Gui Barôzai,
pseudonimo di Bernard de la Monnoye (1641-1728), per comporre questa strofa
piena di banalità e affermazioni scontate che consacrò definitivamente la fama
al personaggio.
De la Monnoye, critico e filologo, studiò da avvocato ma preferì dedicarsi alla letteratura. Di lui
si ricordano le Noëls bourguignons, successo librario del XVII secolo. Fu
anche nominato membro dell’Académie française.
La Chanson de La Palisse, nella versione originale francese
Nel web:
La pagina a lui dedicata all’Académie française |