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Più che capire, si tratterebbe di intuire
con la pancia, più che con la testa. Davanti a una qualsiasi offerta di lavoro,
bisogna smettere di voler essere accettati per come siamo convinti d'essere. Non
c'è da accettarsi, non c'è da migliorare, non c'è da dire: «Beh, probabilmente
non è proprio il mio lavoro, comporta cose che non ho mai fatto: forse è meglio
lasciar perdere...». C'è solo da creare uno stato interiore di ascolto, uno
stato di osservazione senza alcun giudizio. A quel punto, la decisione giusta
affiorerà in maniera naturale. Ci stanno offrendo un lavoro? Non facciamo tante
elucubrazioni, non decidiamo in base al nostro "solito" personaggio che ha già
fatto tanti lavori o che ha fatto studi non proprio consoni rispetto a quell'offerta...
L'Io lavoratore che conosciamo è morto, vive solo nella nostra mente e non nella
realtà, e purtroppo è colui che quando ci offrono un lavoro ci fa dire: «No, non
mi interessa», oppure «Mi interessa anche se di fatto non mi piace». Noi stiamo
male e facciamo fatica a incontrare il lavoro giusto perché diamo sempre le
solite risposte pur di "sistemarci". Per questo a un certo punto arrivano i
disturbi: lo stress, l'ansia e tutte le patologie psicosomatiche professionali
che ci avvertono che all'interno di una certa situazione lavorativa ci troviamo
a disagio.
Raffaele Morelli
(psichiatra e psicoterapeuta, direttore della rivista
Riza
Psicosomatica)
Da: Felici sul lavoro - Come trovare il benessere in ufficio,
sup-plemento a Riza Psicosomatica Marzo 2004 |