Perdere tempo con
questi rompicapo?
Perché su che cosa farei lezione allora?
Il maestro che viene dopo, dopo tutto,
li toglie di mezzo o li brucia.
Io dunque non sono molto forte?
Il mio arco sarà eretto, teso lungo la sabbia
fin dove si vedono gli ulivi? No,
io sono un pezzo di stoffa normale, ma mi colpisce
la sera nel plenilunio.
L'heureuse, la chiamavano.
Giorno dopo giorno guardava lo sguardo azzurro del globo
nel suo giardino soleggiato, senza dire niente.
Notando questo, neanche il vecchio ceppo diceva niente.
Finché è sbottato:
«Non puoi
essere qualcosa? Hai le buone maniere che ci vogliono
e la tua veste è un movimento di verde pisello iniettato
di spuma marina».
So che un giorno io mi rassegnerò
alle buone maniere e al commercio con gli altri.
Perciò lancio il mio cappello su questo attaccapanni.
Ecco siamo in due. Prendine due.
Continuando a girare nel cielo demente,
la macina dello zucchero versa poesie e più semplici
mosse.
E come spiegare le rose nella nostra fornace?
Una scimmia molto materna ci porta
a un tavolo coperto di argenteria e di cristalli,
pentole sporche di cristallo che permettevano al vecchio
di vedere attraverso le lacrime:
lui avresti dovuto invitare.
---oOo--- Waste rime on
these riddles?
Because what would I lecture on then?
The master that comes after, after all,
brushes them aside or burns them.
Am I therefore not very strong?
Will my arch be built, strung along the sand
within sight of olive trees? No,
I am cut of plainer cloth, but it dazzles me
in the evening by the moonlight.
L'heureuse, they called ber.
Day after day she gazed at the blue gazing globe
in her sunlit garden, saying nothing.
Noticing this, the old stump said nothing too.
Finally it couldn't stand it any longer:
«Can't you be something? You bave the required
manners
and your dress is a shifting of pea-green shot with
sea-foam».
I know I shall one day come to the reason
far manners and intercourse with persons.
Therefore I launch my hat on this peg.
Here, there are two of us. Take two.
Turning and turning in the demented sky,
the sugar-mill gushes forth poems and plainer twists.
It can't account for the roses in our furnace.
A motherly chimp leads us away
to a table overflowing with silverware and crystal,
crystal smudgepots so the old man could see through tears:
He is the one you ought to have invited.
Da Poesia
(traduzione di N. Gardini) |
John Ashbery
(poeta statunitense, 1927)
E' il principale esponente della cosiddetta scuola poetica
newyorchese, e ha ricevuto tanti premi e riconoscimenti tra cui il
Pulitzer, il National Book Award, il Bollingen e il premio
dell'Accademia dei Lincei. Poeta essenzialmente meditativo,
Ashbery è maestro nel padroneggiare stili e linguaggi moderni
(meditativi, colloquiali e settoriali come pubblicità, cinema,
giornalismo). |