Cammina il capo del
paese
dopo aver bevuto il caffè.
E una voce che non si vede
gli grida all' orecchio:
- Guardi capo, c'è un uomo
lì, che è ferito.
- Lo so.
Cammina il capo del paese
dopo aver bevuto il caffè.
E torna la voce e dice:
- Capo, c'è un uomo che non vede
ha il pianto negli occhi,
e il piombo nei piedi.
- Lo so.
Continua a camminare il capo
dopo aver bevuto il caffè.
E la stessa voce gli grida:
- È morto un uomo, lì, di sete.
Che facciamo adesso, capo?
- Scava presto la fossa.
E il capo continua la sua passeggiata
però, anche,
il capo continua a pensare...
Pensa soltanto a che ora sarà
la prossima tazza di caffè...
Camina el jefe del pueblo
después de beber ca£é.
Y una voz que no se ve,
grita al oído:
- Mire, jefe, que hay un hombre
que allí esta herido.
- Lo sé.
Camina el jefe del pueblo
después de beber ca£é.
Y vuelve la voz y dice:
- Jefe, que un hombre no ve;
tiene llanto entre los ojos,
y tiene plomo en los pies.
- Lo sé.
Sigue caminando el jefe
después de beber café.
Y la misma voz le grita:
- Murió un hombre allí
de sed.
Qué haremos, ahora, jefe?
- Que haga pronto el hoyo usted.
Y el jefe sigue su rumbo,
pero también
el jefe sigue pensando...
Piensa sólo a qué hora es
la otra taza
de café... Compadre Mon,
1943 e 1948
(traduzione di Irene Buonafalce) |
Manuel del Cabral (poeta
dominicano, 1907-1999)
Appartenente alla generazione del 1940', si segnalò inizialmente
con una serie di opere che va da 12 poemos negros a Trópico
negros come il maggior rappresentante della locale corrente
negrista. La sua successiva opera, quella per cui viene
maggiormente ricordato, è Compadre Mon (1943 e 1948), un
lungo poema che canta le imprese del personaggio rurale che dà il
titolo all'opera, e che è assunto a emblema del miglior carattere
nativista. In seguito Cabral ha mostrato di possedere altri
registri, dalla protesta politica e sociale ad accenti metafisici
e simbolici. |