Io, figlio del
carbonio e dell'ammoniaca,
Mostro di oscurità e splendore,
Soffro, dall'epigenesi dell'infanzia,
L'influsso cattivo dei segni dello zodiaco.
Profondissimamente ipocondriaco,
Quest'ambiente mi causa ripugnanza...
Mi sale alla bocca un'ansia analoga all'ansia
Che esce dalla bocca di un cardiaco.
Già il verme - quest'operaio delle rovine -
Che il sangue marcio delle carneficine
Divora e alla vita generalmente dichiara guerra,
Sta scrutando i miei occhi per consumarli
E mi lascerà solo i capelli,
Nella freddezza inorganica della terra.
Eu, filho do carbono
e do amoníaco,
Monstro de escuridão e rutilância,
Sofro, desde a epigênesis da infância,
A influência má dos signos do zodíaco.
Profundíssimamente hipocondríaco,
Êste ambiente me causa repugnância...
Sobe-me à boca uma ânsia análoga à ânsia
Que se escapa da boca de um cardíaco.
já o verme — este operário das ruínas —
Que o sangue podre das carnificinas
Come, e à vida em geral declara guerra,
Anda a espreitar meus olhos para roê-los,
E há-de deixar-me apenas os cabelos,
Na frialdade inorgânica da terra!
Eu e outras poesias, 1920 (traduzione di Piero Ceccucci) |
Augusto dos Anjos
(poeta brasiliano, Engenho do Pau-d'Arco 1884 - Leopoldina 1914).
Dopo essersi laureato nel 1907 presso la Facoltà di diritto di
Recife, si dà all'insegnamento prima a Pessoa e poi a Rio de
Janeiro dove si trasferisce con la giovane moglie Ester. Nel 1912
pubblica il suo unico libro di versi Eu, che arricchito di
alcune poesie inedite verrà riproposto postumo nel 1920 con il
titolo di Eu e autras poesias. La sua poesia è di non
facile collocazione critica, nonostante alcuni studiosi vi abbiano
individuato non pochi elementi inconfondibili dell'estetica
simbolista. Muore giovanissimo a seguito di complicanze
sopraggiunte ad una banale influenza. |