Sembrano perfezioni, ma risplendono
soltanto agli occhi tuoi: valgono niente;
quanti nemici stanno in un amico
e in quanta quiete si nasconde il ladro!
Quanti cavalli di armoniose forme
non arrivano, deboli, alla meta!
Quanti cammelli, in viaggio, nella notte,
li trattiene il difficile cammino!
Così l'affanno trascina l'amante
dove l'ascesi e l'angoscia si legano:
sventura all'uomo afflitto da ignoranza,
che gli lodano il corpo e non l'ingegno!
È quasi un'ala, a volare, il denaro:
ma già è stroncata, e non rimane un bene:
quanti uomini degni in vile veste!
Si lucida una spada, e non la gemma.
(traduzione di F.M. Corrao e E. Sanguineti) |
Ibn
Hamdīs (poeta
arabo-siciliano, 1056-1133).
Nacque a Noto (Siracusa), e dopo aver preso parte alle lotte
contro i normanni emigrò alla corte di Siviglia accolto dal
sovrano - anche lui poeta - al-Mu'tamid. Qui vi rimase fino al
1091; poi venne espulso e si rifugiò presso le corti di Algeria e
Tunisia. La sua produzione poetica - bacchica ed elegiaca - fu
molto vasta e conta circa seimila versi. In una epoca di vasti
disordini politici, nessuno seppe esprimere come questo poeta
l'amore, il dolore e una struggente nostalgia per la bella terra
di origine. Si spense in esilio, e probabilmente a Maiorca, quando
il potere degli Altavilla si era oramai definitivamente
consolidato in Sicilia. |