Ciò che di me sapeste
non fu che la scialbatura,
la tonaca che riveste
la nostra umana ventura.
Ed era forse oltre il telo
l’azzurro tranquillo;
vietava il limpido cielo
solo un sigillo.
O vero c’era il falòtico
mutarsi della mia vita,
lo schiudersi d’un’ignita
zolla che mai vedrò.
Restò così questa scorza
la vera mia sostanza;
il fuoco che non si smorza
per me si chiamò: l’ignoranza.
Se un’ombra scorgete, non è
un’ombra — ma quella io sono.
Potessi spiccarla da me,
offrirvela in dono.
(da Ossi di seppia,
1920-1927)
|
|
Eugenio Montale
(poeta italiano, 1896-1981)
Nato a Genova da famiglia borghese, trascorse l'infanzia e la
giovinezza tra la città natale e i soggiorni estivi a Monterosso.
Dopo la guerra strinse rapporti sia con gli scrittori che a Genova
frequentavano la Galleria Mazzini (in particolar modo con Camillo
Sbarbaro), sia con il gruppo torinese di Piero Gobetti che, negli
anni venti, cercava di attuare una resistenza culturale al
fascismo in opposizione al futurismo e al dannunzianesimo. Nel
1922 pubblicò i suoi primi versi sulla rivista Primo tempo
e successivamente Ossi di seppia nel 1925. Nel 1927 si
trasferì a Firenze e nel 1929 assunse la direzione del Gabinetto
Viesseux, divenendo uno dei principali animatori della vita
intellettuale fiorentina: frequentò il noto caffé degli ermetici
Le Giubbe Rosse, fece amicizia con i maggiori scrittori
italiani del tempo, tra cui Elio Vittorini e Carlo Emilio Gadda, e
allargò sempre più i suoi interessi alla cultura europea. Nel 1948
si stabilì a Milano e divenne redattore del Corriere della Sera.
E' di questi anni la sua più intensa attività di traduttore di
poesia, narrativa e teatro. Fu nominato senatore a vita nel 1967,
e venne insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
La sua poesia affronta le interrogazioni fondamentali sull'essere
e «la condizione umana in sé
considerata», nell'elaborazione di un linguaggio della filosofia e
della poesia insieme che unisca i valori formali a quelli
concettuali (Laura Barile). Montale indaga l’uomo e il suo
isolamento nel mondo, osservati anche rispetto al fluire di natura
e storia, così come insegnavano i filosofi esistenzialisti e i
poeti francesi, Charles Baudelaire innanzitutto, e inglesi e
americani come Robert Browning, Thomas Stearns Eliot ed Ezra Pound
. Sul web:
Tracce di un poeta nell'archivio Rai: Eugenio Montale in TV
Il Parco Letterario Montale |