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Se mi fosse concessa l'impunità,
se potessi incontrare il Sultano
gli direi: signor Sultano
i tuoi cani feroci hanno lacerato la mia veste
e i tuoi inquisitori sono sempre alle mie calcagna...
I loro occhi mi seguono
i loro nasi mi seguono
i loro piedi mi seguono
come l'inevitabile destino, come il fato...
Interrogano la mia donna,
segnano i nomi dei miei amici...
Signor Sultano,
per essermi avvicinato alle tue sorde mura,
per aver tentato di mettere a nudo il mio dolore e il mio
tormento, sono stato picchiato con una scarpa.
Mio signore, signor Sultano,
hai perso la guerra due volte
poiché metà del nostro popolo non ha lingua...
Che valore può aver un popolo che
non ha lingua?
Poiché metà del nostro popolo
è chiusa come la formica e il topo
all'interno di mura...
Se qualcuno mi mettesse al sicuro
dai soldati del Sultano
gli direi:
hai perso la guerra due volte
poiché ti sei staccato dalla causa dell'uomo...
Da: Note sul quaderno del disastro
(traduzione di G. Canova)
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Nizar Qabbani
(poeta siriano, 1923-1998)
Nato a Damasco da una famiglia benestante, dopo essersi laureato
in giurisprudenza intraprende la carriera diplomatica con
incarichi che lo conducono nelle più importanti capitali europee e
asiatiche. Nel 1966 si ritira a vita privata a Beirut dove fonda
una casa editrice e si dedica al giornalismo. Con lo scoppio della
guerra civile si trasferisce in Svizzera, dove rimarrà fino alla
morte.
Nelle sue prime raccolte Qabbani canta l'amore e nella maturità
una crescente consapevolezza della complessità dei sentimenti tra
uomo e donna. Con la disastrosa sconfitta dei Paesi arabi nel
1967, Qabbani dispiega tutto il suo disappunto contro i governi
arabi, incapaci — a suo giudizio — di
gestire la situazione palestinese.
Sul web:
Biografia di Nizar Qabbani in inglese e
alcune sue poesie in arabo |