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LE POESIE DI EFIRA

Ultima poesia pubblicata | Per autore A - L | M - Z | Le favole

Essere rinomati non è bello
di Boris Leonidovič Pasternak

Essere rinomati non è bello,
non è così che ci si leva in alto.
Non c'è bisogno di tenere archivi,
di trepidare per i manoscritti.

Scopo della creazione è il restituirsi,
non il clamore, non il gran successo.
È vergognoso, non contando nulla,
essere favola in bocca di tutti.

Ma occorre vivere senza impostura,
viver così da cattivarsi in fine
l'amore dello spazio, da sentire
il lontano richiamo del futuro.

Ed occorre lasciare le lacune
nel destino, non già fra le carte,
annotando sul margine i capitoli
e i luoghi di tutta una vita.

Ed occorre tuffarsi nell'ignoto
e nascondere in esso i propri passi,
come si nasconde nella nebbia
un luogo, quando vi discende il buio.

Altri, seguendo le tue vive tracce,
faranno la tua strada a palmo a palmo,
ma non sei tu che devi sceverare
dalla vittoria tutte le sconfitte.

E non devi recedere d'un solo
briciolo dalla tua persona umana,
ma essere vivo, nient'altro che vivo,
vivo e nient'altro sino alla fine.


(traduzione di A.M. Ripellino)

Boris Leonidovič Pasternak  (1890-1960)

Boris Leonidovič Pasternak (poeta e scrittore russo, 1890-1960).
Noto universalmente per il suo romanzo Il dottor Zivago, Pasternak esordì in campo letterario nel 1914 con una raccolta di poesie dal titolo Il gemello delle nuvole, per poi dar vita ad altre importanti sillogi, come Oltre le barriere, Mia sorella vita, Temi e variazione e Seconda nascita, in cui sembrò ricercare una scarna semplicità del verso ben lontana dalle coeve esperienze futuristiche a cui lo scrittore fu inizialmente vicino. Le successive raccolte, invece, come Sui treni mattinali, 1943, o La vastità terrestre (1945), riflettono più da vicino e con modi più semplici la nuova realtà e le generose lotte del popolo sovietico. Pasternak è stato anche autore di mirabili traduzioni di Goethe, Verlaine, di molti poeti georgiani e di Shakespeare, nonché di un'autobiografia, pubblicata nel 1957. Rigidamente controllato dal regime, morì nel suo ritiro di Peredelkino il 30 maggio 1960.

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