O Cirno, da me
poeta sia posto un sigillo
a questi versi; e mai saranno di nascosto rubati,
ed essendovi del buono, nessuno li muterà in peggio.
Ognuno dirà: "Di Teognide il Megarese
son questi versi, famoso presso tutti gli uomini".
Ma a tutti i cittadini certo non posso piacere;
e non deve stupire, o Polipaide: neppure Zeus
piace a tutti quando piove, o quando trattiene la pioggia.
Spinto dall'affetto, ti insegnerò, o Cirno, quelle cose,
che dai buoni ho appreso, ancora ragazzo.
Sii accorto: da opere turpi ed ingiuste
non trarre onori, distinzioni, o ricchezze.
Questo dunque sappi: non devi frequentare gli uomini
cattivi, ma stare sempre con i buoni:
con essi mangia e bevi: siedi con essi,
e cerca di piacere a loro, che hanno grande potenza.
Dai buoni apprenderai precetti buoni; se ai cattivi
ti mescoli, perderai anche il buon senso che hai.
Appreso questo, frequenta i buoni, e potrai un giorno dire
che agli amici io do consigli retti.
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Teognide di Megara Iblea (poeta greco,
VI-V sec. a-C.).
Teognide è un grande, appassionato, moralista poeta elegiaco,
forse contemporaneo di Solone e Focilide. Scrisse un'elegia su
quelli che si salvarono dei Siracusani nell'assedio, sentenze in
forma di elegia in 2800 versi, una raccolta di sentenze in distici
dirette a Cirno suo amato, e altri consigli esortativi, il tutto
in dialetto epico" (Suida). |