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V
Popolo felice e beato, sii grato alla sorte,
Che ti ha negato il superfluo, origine dei vizi;
A chi è pago del proprio stato la povertà stessa
È mezzo alla felicità; ché lusso e sfarzo corrodono
Le fondamenta degli stati. Quando Roma contava le vittorie
Il cibo degli eroi era d'avena, e di legno i templi;
Ma quando la misura della ricchezza si dissolse
L'ultimo dei nemici trasformò l'orgoglio in terrore.
Ma tu guardati dal desiderio di altro,
Se conserverai la semplicità sempre sarai ricco.
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VII
Privazione felice di averi funesti!
La ricchezza non ha tesoro che eguagli la vostra povertà;
Nei vostri animi sereni abita l'armonia,
E nessuna abbagliante follia semina discordia.
La gioia non si accompagna all' angoscia,
Poiché si ama la vita senza odiare la morte;
Guidata dalla natura, qui la ragione governa,
Ricerca il solo necessario e considera un peso il resto.
Ciò che fece Epitteto, ciò che Seneca scrisse
È qui concreta presenza, spontaneo e libero accadere.
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[...]
V
Wohl dir, vergnügtes Volk! o danke dem Geschicke,
Das dir der Laster Quell, den Überfluß, versagt;
Dem, den sein Stand vergnügt, dient Armut selbst zum Glücke,
Da Pracht und Üppigkeit der Länder Stütze nagt.
Als Rom die Siege noch bei seinen Schlachten zählte,
War Brei der Helden Speis und Holz der Götter Haus;
Als aber ihm das Maß von seinem Reichtum fehlte,
Trat bald der schwächste Feind den feigen Stolz in Graus.
Du aber hüte dich, was Größers zu begehren.
Solang die Einfalt daurt, wird auch der Wohlstand währen.
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VII
Glückseliger Verlust von schadenvollen Gütern!
Der Reichtum hat kein Gut, das eurer Armut gleicht;
Die Eintracht wohnt bei euch in friedlichen Gemütern,
Weil kein beglänzter Wahn euch Zweitrachtsäpfel reicht;
Die Freude wird hier nicht mit banger Furcht begleitet,
Weil man das Leben liebt und doch den Tod nicht haßt;
Hier herrschet die Vernunft, von der Natur geleitet,
Die, was ihr nötig, sucht und mehrers hält für Last.
Was Epiktet getan und Seneca geschrieben,
Sieht man hier ungelehrt und ungezwungen üben.
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Da: Die Alpen (Le Alpi)
(traduzione di Paolo Scotini)
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Albrecht von Haller
(medico, botanico e scrittore svizzero, 1708-1777)
Nato a Berna, studiò medicina a Tubinga e a Leida. Nel 1736 fu
chiamato a insegnare anatomia e chirurgia a Gottinga. Poco dopo
gli morì la moglie.
Von Haller è considerato il fondatore della fisiologia
sperimentale. Nella sua produzione letteraria spicca il poemetto
Le Alpi (Die Alpen, 1729) —
idillica descrizione della vita a contatto con la natura
— che rappresentò l'inizio
dell'interesse per il paesaggio alpino e meta del moderno grand
tour. Nessuno fino ad allora aveva parlato così del mondo
della montagna, capovolgendo così le idee correnti di inospitalità
e inabitabilità delle alte vallate, e introducendo il rispetto per
una vita di duro lavoro e lontana dagli agi materiali. Nel 1747
venne nominato direttore del Göttinischer Gelehrten Anzeiger,
e negli ultimi anni di vita pubblicò anche tre romanzi politici. I
romanzi, però, ebbero scarsa risonanza.
Sul web:
Il sito a lui dedicato dall'Università di
Berna (in tedesco) |