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La copertura dai rischi di cambio

Un buon manager, ha l'obbligo di tenere la propria azienda al riparo dai rischi di cambio, e deve sempre tener presente quello che diceva William Penn un quacchero inglese del diciassettesimo secolo: «Rischiare molto per guadagnare molto tiene più dell'avarizia che della saggezza».

di Luca Liguori

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Molti di noi ricorderanno con amarezza l'esperienza fatta contraendo un mutuo in ECU per comprare la casa. Fino al 1992 infatti le banche (non tutte) consigliavano sia ai privati che alle aziende di indebitarsi in valuta. Il motivo apparente era che quasi tutte le principali valute, dal dollaro al marco tedesco, costavano meno in termini di tasso di interesse e la Lira a quei tempi oscillava con le altre monete europee entro una certa banda predefinita . Il motivo vero invece era che le banche avevano dei vincoli da parte della Banca d'Italia sulla espansione della massa creditizia in Lire, mentre su quella denominata in valuta estera no.

Dicevo fino al 1992, poiché in quell'anno scoppiò un putiferio e la Lira, non riuscendo più a mantenersi entro la banda di oscillazione del Sistema Monetario Europeo, si svalutò considerevolmente e mise in crisi tutte quelle aziende che si erano fortemente indebitate in valuta senza aver coperto i rischi di cambio. Come adesso che siamo circondati da tanti "esperti" investitori di borsa - ahimé la storia si ripete - allora c'erano tanti "finanzieri d'assalto" che sembravano aver trovato la gallina dalle uova d'oro. Era molto semplice: ci si indebitava per esempio in dollari o yen e si investiva in lire speculando sul differenziale di tasso; senza ovviamente la copertura del rischio altrimenti il guadagno veniva azzerato.
Un buon manager, ora come allora, ha invece l'obbligo di tenere la propria azienda al riparo dai rischi di cambio senza effettuare operazioni speculative; quello che deve fare è quindi cercare solo di anticipare gli effetti in valuta sottostanti alle transazioni commerciali che effettua la propria azienda. Strumenti per la copertura dei rischi sono i contratti a termine o le opzioni. Sostanzialmente questi strumenti si basano sui differenziali dei tassi di interesse, per i contratti a termine, e l'aggiunta del tasso di volatilità della valuta nel caso delle opzioni. Molti hanno timori ad approcciare questo tipo di transazione, ma basta provare inizialmente con un piccolo importo e poi tutto diventerà più familiare. 
Senza mai dimenticare quello che diceva William Penn un quacchero inglese del diciassettesimo secolo che quanto a soldi se ne intendeva: «Rischiare molto per guadagnare molto tiene più dell'avarizia che della saggezza».
 

14 aprile 2001

 

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