|
Clicca sull'immagine per
ingrandirla. |
Joseph
de la Vega, un ebreo sefardita emigrato dal Portogallo
all'Olanda per sfuggire all'Inquisizione, pubblicò la sua
opera più famosa Confusiòn de Confusiones nel 1688.
In questo libro trattò un argomento all'apparenza arido, ma
straordinariamente moderno nei contenuti per quei tempi se
riletto alla luce dei recenti avvenimenti. Le opzioni sono
strumenti moderni? Macché, alla borsa di Amsterdam i
compassati commercianti olandesi trattavano già opzioni call
(diritto a comprare) e put (diritto a vendere).
De la Vega non scrive però un manuale di tecnica di borsa, ma fa
parlare i suoi personaggi: l'azionista, il mercante ed il
filosofo. Sentite un po' cosa dice il filosofo
all'azionista: «Che le azioni salgano con cattive
notizie e scendano con notizie buone, non mi lascia
sorpreso, poiché accade spesso che, senza tuoni, nubi e
tempeste, piova col cielo sereno e, riferisce Aristotele che
in certe stagioni dell'anno, in Etiopia, i vapori si
convertono in grandine senza prima essersi radunati in
nuvole». E quello che dice l'azionista al mercante:
«I Liefhebberen (in fiammingo significa
"amanti") sono come la giraffa, che non ha paura
di niente, o come il mago dell'elettore di Colonia, che
faceva sembrare le dame allo specchio molto più belle di
quel che erano. Amano tutto, tutto mascherano e abbelliscono
e, così come Biante, nell'assedio di Piene, ingannò
l'ambasciatore di Aliatte mostrandogli montagne di sabbia
coperte di grano, perché credesse che non avrebbero potuto espugnare
per fame una città dove tanta era l'abbondanza, essi nascondono la
sabbia con il grano, per dare a intendere che l'artificio sia
ricchezza». Oppure il mercante rivolto
all'azionista: «Rassomigliano
quelli che si fanno abbindolare da questi raggiri ai quaccheri
dell'Inghilterra, che credono di avere nel corpo uno spirito che
parla loro... Essi venderanno senza sapere per quale motivo,
compreranno senza sapere per quale ragione e ci azzeccheranno o
sbaglieranno senza sapere perché».
Concludiamo in bellezza con l'azionista: «In
materia di azioni non si deve dare consiglio a nessuno, perché se la
ragione è preda di incantesimo, difficilmente il consiglio potrà
risultare profittevole».
23 giugno 2001 |