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Alla luce degli ultimi tragici
avvenimenti, come al solito George Soros* ―
protagonista della finanza internazionale ed uno degli uomini più
ricchi del mondo ― aveva già lucidamente
delineato, nel libro La crisi del capitalismo globale
pubblicato nel 1998, le imperfezioni della democrazia
rappresentativa col sistema capitalistico globale.
«All'economia globale
― dice Soros ―
non si affianca una corrispondente società globale e tantomeno una
democrazia globale. I rapporti internazionali si fondano sul
principio della sovranità nazionale: gli Stati sovrani sono
governati dai propri interessi nazionali. Gli interessi degli Stati
non coincidono necessariamente con quelli dei cittadini, e la
probabilità che uno stato si preoccupi dei cittadini di altri stati
è ancora più remota... Quel che accade entro i confini dei singoli
stati sfugge in gran parte al controllo internazionale. Tutto questo
potrebbe anche non pregiudicare il sistema del capitalismo globale
se gli Stati fossero veramente democratici e i mercati si
autoregolamentassero. Ma non è così».
Soros aggiungeva poi che «non solo al
sistema capitalistico globale non corrisponde alcun sistema politico
globale, ma non esiste neanche un consenso sulla fattibilità o sulla
bontà di un tale sistema».
La tragedia che ha colpito New York ― ad
avviso di molti ― non può essere
giudicata come una guerra fra civiltà perché da parte dei
responsabili di questo gesto efferato non c'è alcuna civiltà. Ma il
rischio da scongiurare in questo momento è quello di far diventare i
terroristi un simbolo della guerra dei paesi poveri contro i paesi
ricchi. Come Soros preconizzava, è sempre più urgente il recupero
alle nazioni liberal-democratiche di tutti quei paesi che sono privi
di tradizioni politiche e culturali che rendono ben ordinato un
Paese. Per una società aperta globale gli stati sovrani devono
collaborare, e per farlo occorre, ma ormai è già tardi, una azione
politica anziché militare. *
George Soros è nato a Budapest nel 1930, e nel 1947 è emigrato in
Inghilterra. Durante gli anni che ha studiato a Londra ha conosciuto
le opere di Karl Popper, il filosofo che ha esercitato una profonda
influenza sul suo pensiero e successivamente sulle sue attività
filantropiche. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1956, accumulò un
ingente patrimonio per mezzo di un fondo internazionale da lui
creato e gestito. (23 settembre
2001) |