Arroganti – ahinoi - lo
diventano anche molti di quelli che fanno carriera. Questi si
lasciano affascinare dal potere fino ad arrivare a credere di
essere diventati invulnerabili salvo poi rimanerci male se, per
effetto di questo loro comportamento, vengono malamente espulsi
dalla propria organizzazione. |
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Gli arroganti
― parafrasando lo scrittore Elias
Canetti ― sono gli uomini più tremendi:
quelli che credono di sapere tutto e ci credono. Arrogante però è
anche colui che non si degna – per esempio – di richiamare una
persona dopo una telefonata, che fa fare anticamera senza alcuna
ragione oppure maltratta i subordinati e chi è meno "importante" di
lui. Questo male affligge un buon numero di persone senza
privilegiare, in apparenza, particolari categorie sociali. Si può
definire, diciamo così, un male trasversale.
Quando a soffrirne sono dei colleghi o dei subordinati... tutto
sommato non è un grosso problema: si possono lasciar cuocere nel
loro brodo e, se la cosa diventa insopportabile, far valere la
propria autorità (coi subordinati, naturalmente). Un buon metodo per
combattere "il male" lo consigliava Dino Basili:
«L’arroganza – diceva – si può smontare
con un’arroganza più sfacciata, con un muro di ghiaccio o con una
lacrima sincera». La lacrima, in
particolari circostanze, può anche starci, ma mettersi ad erigere
muri di ghiaccio non è certamente una bella prospettiva.
Arroganti – ahinoi - lo diventano anche molti di quelli che fanno
carriera. Questi si lasciano affascinare dal potere fino ad arrivare
a credere di essere diventati invulnerabili salvo poi rimanerci male
se, per effetto di questo loro comportamento, vengono malamente
espulsi dalla propria organizzazione. Bob Briner, un famoso
consulente americano, ci esorta a non cadere nella trappola
dell’arroganza. Essa ― afferma
― non solo è indegna, ma non ci
conviene.
Il futuro, però, potrà riservarci una situazione migliore? A sentire
quello che diceva già due secoli fa lo scrittore francese Alphonse
Karr sembra proprio di no: «Gli apostoli
diventano rari
― constatava sconsolato
― tutti sono padreterni!».
10 febbraio 2002 |