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ll senso di frustrazione

Il senso di frustrazione nasce dalla consapevolezza di vedere inespresse le proprie ambizioni. E se l'organizzazione in cui si lavora è ingessata, l'unica via percorribile per porvi fine è quella di confrontarsi di nuovo col mercato del lavoro. Ricordando però quello che diceva La Rochefoucauld: «è più facile sembrare degni delle cariche che non si hanno che di quelle che si ricoprono».

di Luca Liguori

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Il senso di frustrazione nasce dalla consapevolezza di vedere inespresse le proprie ambizioni. Capita sovente nell'ambiente di lavoro di raccogliere gli sfoghi di colleghi, i quali a torto o a ragione credono che i loro meriti non siano tenuti nella giusta considerazione dai propri capi, e sono convinti di occupare una posizione inferiore alle proprie capacità. Se si è veramente bravi e si presta la propria opera in una organizzazione "sana", è solo questione di tempo: prima o poi le capacità verranno riconosciute. Francesco Alberoni, in un articolo di qualche tempo fa sul Corriere della Sera, diceva che: «il tempo gioca sempre a favore della persona di grande intelligenza perché trova sempre il modo di rendersi indispensabile: dando un consiglio appropriato, risolvendo un problema che sembrava insolubile, inventando nuove attività». L'unica accortezza aggiungeva è quella di non attribuirsene il merito, ma sostenere che gli altri ci sono arrivati da soli, evitando così di risultare presuntuoso.
Certo che se per tutta una serie di ragioni l'organizzazione è ingessata, l'unica via percorribile per porre fine alle proprie frustrazioni rimane quella di confrontarsi di nuovo col mercato del lavoro, sperando di trovare altrove la giusta collocazione. Ricordate però che, come diceva François La Rochefoucauld, «è più facile sembrare degni delle cariche che non si hanno che di quelle che si ricoprono».

7 novembre 2005

 

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