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Giordano Bruno
(1548-1600) |
Ragazzo prodigio per le sue
qualità di memoria ed ingegno, Giordano Bruno entra a soli 15 anni
nel chiostro domenicano di Napoli. A 18 anni ha i primi dubbi
sulle verità della religione cristiana mettendosi in urto con le
gerarchie ecclesiastiche; tanto da dover riparare - alcuni anni dopo
- prima a Ginevra, poi a Tolosa e quindi a Parigi. Qui pubblica, nel
1582, la commedia il Candelaio e il suo primo scritto
filosofico Le ombre delle idee. Nel 1583 si trasferisce in
Inghilterra, dove insegna per un certo periodo ad Oxford. Ritorna
di nuovo a Parigi in cui però si scontra con i locali ambienti
aristotelici. Ripara poi in Germania dove insegna in varie
università e porta a termine i suoi poemi latini. Accoglie quindi
l'invito del patrizio veneziano Giovanni Mocenigo, con
l'aspettativa di essere istruito nell'arte magica, ma viene
denunciato dallo stesso Mocenigo ed arrestato nel 1592
dall'Inquisizione. Trasferito dall'Inquisizione a Roma, rimane per
sette anni in carcere, dove oppone un fiero rifiuto ai tentativi di
fargli ritrattare le sue dottrine. Viene arso vivo il 17 febbraio
del 1600 in Campo de' Fiori a Roma.
Col rogo di Campo de' Fiori viene arso uno dei più inquietanti
pensatori dell'umanità. Bruno, infatti, è il primo a dire che il
sole ruota intorno al proprio asse, che la Terra è schiacciata ai
poli e che i pianeti seguono un'orbita ellittica (anticipa
così le tre leggi di Keplero). In filosofia è il primo a parlare
di monade prima ancora di Leibniz, utilizza la speculazione
teologica di Cusano per affermare che nell'universo vi è
coincidenza degli opposti (il centro è dappertutto e la
circonferenza in nessun luogo) e polemizza con la visione aritotelico-tolemaica concependo l'universo come qualcosa di
illimitato e di infinito, ospitante in sé una molteplicità
inesauribile di mondi e di creature.
Il brano "Alcuni modi di impiegare le immagini per rappresentare
cose e parole" è tratto da Il canto di Circe scritto da
Giordano Bruno a Parigi nel 1582 e assieme anche al suo De
Umbris Idearum rappresenta uno dei testi base per
tutti coloro che si interessano dell'arte della memoria. Lo stesso
Bruno è uno dei più grandi mnemonisti mai esistiti: conosce
a memoria la Bibbia dalla prima all'ultima parola, così come anche
tutti i testi che ha letto nel corso della sua vita. L'arte della
memoria è coltivata sopratutto dai Frati Domenicani nel
cinquecento che, dovendo svolgere l'attività di predicatori, hanno
la necessità di conoscere bene i libri sacri per poterli citare in
modo perfetto.
Il segreto della memoria di ferro - dice Gianni Golfera, autore di
La memoria emotiva - è pensare per
immagini e formulare immagini quando si devono ricordare
soprattutto concetti astratti. Poi procedere per associazioni
- senza avere paura di dimenticare - e conducendo una vita il più
possibile serena e sana. Per ultimo mantenere sempre vivo
l'interesse, che crea motivazioni e la motivazione crea memoria.
Luca Liguori (26
febbraio 2004)
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Alcuni modi di impiegare le
immagini per rappresentare cose e parole
I
«Esistono non poche ragioni e modi secondo cui tanto i nomi, tanto
le cose stesse possono essere raffigurate da un'immagine unica. Per
quanto concerne in genere i modi di impiegare le immagini, senza
dubbio occorre stabilire una prima distinzione in questi termini.
Delle immagini che possono recepire e trattenere su di sé un segno
della cosa da rappresentare, alcune hanno similitudine con la cosa,
altre invece col nome che la indica.
II
I. Collochiamo dunque in alcuni casi la cosa stessa, quando si
presta ad essere raffigurata dalla fantasia, come quando poniamo
nella memoria l'immagine di uno sgabello in luogo dello sgabello
reale, l'immagine di un cavallo in luogo del cavallo reale.
II. In
alcuni casi in luogo di una cosa simile poniamo nella memoria una
cosa dal nome simile. Ciò avviene quando poniamo nel luogo mnemonico
una cosa figurabile per immagini, che col suo stesso nome ci induce
a ricordare qualcosa di non figurabile per immagini ma simile per il
nome a quanto si è rappresentato in precedenza. Poniamo quindi
un'immagine equina per ricordare l'equità, l'immagine di una vite
per ricordare la vita.
III. In alcuni casi per via di etimologia siamo soliti andar
cacciando ciò da cui deriva l'immagine collocata nella memoria,
ovvero muovendo da un termine figurabile per immagini diamo la
caccia a un termine non figurabile, così muovendo dall' immagine di
un romano catturiamo il nome di Roma, o il nome di un monte muovendo
dall'immagine di un montanaro.
IIII. In alcuni casi muovendo dalla similitudine della testa, ovvero
della parte iniziale di un nome, ci siamo abituati a richiamare
nella memoria il ricordo di qualcosa dal nome diverso nella parte
finale. In questo modo attraverso l'immagine di un asino solevo
ricordare il termine "asilo" o "Aser".
V. In alcuni casi si giunge a ricordare mediante la trasposizione
del nome memorizzato, proprio come trasponendo il nome di Filippo,
la cui immagine era stata posta in un luogo mnemonico, davo la
caccia al ricordo di chi "ama i cavalli". In alcuni casi invece ero
solito seguire il procedimento inverso.
VI. Muovendo dall'antecedente ero solito dar la caccia al
conseguente, proprio come in modo del tutto naturale dall'aurora si
concepisce il sorgere del sole e dal pasto siamo indotti a concepire
nella mente una figura della digestione.
VII. In alcuni casi si giunge a ricordare muovendo dal concomitante
così come muovendo dall'immagine di un amico ci siamo abituati a
ricordare un altro amico che è sempre in compagnia del primo. Quando
perciò un determinato concetto, come quello di "morte", non è
figurabile per immagini, può ugualmente essere raffigurato
attraverso le immagini concomitanti di una strage o di un cadavere.
VIII. In alcuni casi si giunge a ricordare muovendo dal conseguente:
è una regola che può essere scambievolmente applicata per
l'antecedente: così infatti dal fumo ricavi il nome del fuoco che lo
precede e attraverso il fuoco ricordiamo il fumo che ne consegue.
IX. In alcuni casi dall'accidente si giunge a ricordare il sostrato
allo stesso modo in cui muovendo dall'immagine di una cosa bianca
collocata nella memoria guadagnamo il ricordo della neve, dall'
immagine del ballo il balierino.
X. In alcuni casi dal sostrato si giunge a ricordare l'accidente:
come dall'immagine di un alveare colmo di miele che abbiamo
collocato nella memoria possiamo giungere al ricordo della dolcezza,
dall'immagine del leone al ricordo della ferocia, dall'immagine
dell'orso al ricordo dell'ira.
XI. In alcuni casi dal geroglifico si giunge a ricordare ciò che da
questo è designato: così infatti dalla bilancia e dalla stadera è
designata la giustizia, dallo specchio la prudenza.
XII. In alcuni casi dall'insegna si giunge a ricordare ciò che da
questa è insignito: così infatti dalla spada scaturisce il ricordo
di Marte, dalla chiave quello di Giano.
XIII. In alcuni casi dal simbolo si giunge a ricordare ciò che da
questo è simboleggiato, come dall'immagine di un uomo nasuto
scaturisce il ricordo di Tongiliano, sebbene Tongiliano non abbia
niente in comune, eccetto il naso, con l'immagine custodita nella
memoria. Dall'immagine di un uomo armato scaturisce il ricordo di
Annibale, dall' immagine di un uomo togato, con la tunica lacera, i
piedi scalzi, il capo scoperto scaturisce invece il ricordo di
Diogene.
XIIII. In alcuni casi muovendo da ciò che è contemporaneo si giunge
a ricordare il tempo: così dai fiori scaturisce il ricordo
dell'aprile, dal torchio quello dell'autunno e così si procede negli
altri casi.
XV. In alcuni casi muovendo da una circostanza si giunge a ricordare
il luogo o la persona cui rimanda la circostanza stessa: così da un
determinato costume scaturisce il ricordo di un tedesco o della
Germania, di un africano o dell'Africa.
XVI. Muovendo da un'immagine affine si giunge a ricordare ciò che
possiamo assimilare a questa, al modo in cui dall'immagine di un
vasaio intento a modellare l'argilla ci viene offerta l'opportunità
di riflettere sull'atto dell'artefice universale che modella
l'universo plasmabile. Tale considerazione si inserisce in una lunga
catena di connessioni. In un piccolo seme e principio preesistono
infatti gli effetti più grandi: per questo un piccolo errore al
principio è un grande errore alla fine.
XVII. Da un termine che si fa scomporre si giunge a ricordare quanto
risulta dalla scomposizione: in questo modo da Maro è resa manifesta
Roma, da Remo more.
XVIII. Dalle parti si giunge a ricordare l' intero, dai componenti
il composto, per cui l'immagine di Davo con un tralcio di vite
richiama e rende presente il nome David che non possiamo figurare
attraverso immagini.
XIX. Sottraendo o aggiungendo la testa del termine si rende
manifesto il corpo di un termine dal significato diverso, come dal
termine Palatino è reso manifesto il termine latino.
XX. Dalla somiglianza della testa di un termine si giunge a
ricordarne un altro con la testa simile, proprio come dall'immagine
di una partoriente è reso manifesto il libro paralipomeno.
XXI. Dall'immagine di chi è solito ripetere qualcosa si giunge a
ricordare una determinata parola o frase: di conseguenza un tale che
era solito ripetere "gli amici hanno tutto in comune", la cui
immagine hai posto in un luogo mnemonico, ti condurrà fino al
ricordo di quella frase. E tieni ben presente a questo punto che
secondo regole da te stabilite potrai anche disporre con ordine
detti e termini di tal genere, associandoli alle immagini di certi
individui, come riterrai più opportuno per applicare e utilizzare
nel modo migliore il procedimento che si esporrà in seguito.
XXII. Dal sostrato sul quale ci è possibile cogliere la veridicità
di una certa sentenza, ovvero il significato di un certo termine, si
giunge a ricordare il termine o la sentenza stessa, proprio come un
tale loquace e maldicente, ma poco fortunato, mi faceva tornare alla
memoria la sentenza di quel salmista: "un uomo linguacciuto non sa
regolare i suoi passi sulla terra".
XXIII. Dalla metafora, ovvero dallo spostamento del significato di un
termine, si giunge a ricordare il sostrato cui rimanda lo
spostamento stesso: dall'argento si ricorda la luna, dal piombo
Saturno, dallo stagno Giove. Ugualmente, dalla volpe si ricorda
l'astuzia, dal cane l'adulazione, dalla scimmia l'imitazione e
l'emulazione.
XXIIII. Da ciò che consente di essere associato a un determinato
modo di agire si giunge a ricordare l'azione appropriata ad esso,
proprio come dal bue scaturisce il ricordo del muggito, dal porco
quello del grugnito. Da qui in alcuni casi è ancora possibile
procedere per via di trasposizione, come accade quando, dopo aver
tratto dall'immagine dell'asino il ricordo del raglio, trasponendone
il significato possiamo avere dal raglio il concetto di "discorso
vano": infatti proprio con questa immagine ero solito raffigurarmi
anche gli asinologi.
XXV. Dallo strumento si giunge a ricordare l'artefice, e in genere
chi si serve abitualmente dello strumento, come dalla sfera e dall'
astrolabio posso ricordare l'astrologo.
XXVI. Da quanto dimostra attitudine a fare qualcosa si giunge a
ricordare ciò cui si riferisce l'attitudine stessa e che altrimenti
non potrebbe essere figurato per immagini: così dall'immagine di una
donna intenta allo studio della grammatica, immagine che riproduce
la sostanza congiunta all'accidente, ovvero il sostrato congiunto
alla qualità, potrei giungere a concepire la grammatica stessa, che
è per così dire qualità non congiunta a un sostrato. Ugualmente
dall'immagine di un musico potrei giungere a concepire la musica.
Seguendo un simile procedimento dal possessore si giunge a ricordare
la cosa posseduta, come dal padrone di un terreno scaturisce il
ricordo di questo stesso terreno e da un principe scaturisce il
ricordo del suo principato, per quanto in questo caso si tratti di
un predicato di genere diverso. Lo stesso accade per quanto concerne
in genere la qualità: da una cosa mutata si giunge a ricordare la
natura del mutamento; non diversamente, muovendo da ciò che ritiene
in sé e manifesta il modo di essere espresso da un avverbio si
giunge a ricordare l'avverbio stesso: così dall'immagine di chi
danza bene si presenta alla memoria il ricordo dell' avverbio
"bene".
XXVII. Dalla specie si giunge a ricordare il genere, come dal bue,
raffigurabile per immagini e collocato in un luogo mnemonico, posso
ricordare il genere degli animali, concetto non figurabile per
immagini.
XXVIII. Dal relativo si giunge a ricordare il correlativo, come
dall' immagine del padrone scaturisce il ricordo del servo.
XXIX. Dal contrario si giunge per via di antifrasi a ricordare il
contrario: casi attraverso l'immagine di un uomo che parla senza
eleganza ricordiamo Demostene, attraverso l'immagine di uno sciocco
ricordiamo Aristotele.
XXX. Dall'agente si giunge a ricordare l'atto ovvero l'azione: così
dall'immagine del ladro scaturisce il ricordo del furto.
Se oltre ai trenta qui elencati si potranno ancora immaginare altri
modi di rappresentare con immagini parole e cose, si dovranno
considerare tutti come inclusi nei precedenti e riconducibili a
quelli. Infatti i vari modi di rappresentare con immagini sono stati
riportati a tale numero in seguito ad una perfetta enumerazione e
analisi, come risulta evidente a quanti conoscono bene il principio
esposto nella Clavis Magna».
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Giordano Bruno |