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LA FAVOLA DI CAPPUCCETTO ROSSO RACCONTATA
AGLI ADULTI A TUTELA DEI BAMBINI
di Nicola Di Bianco* |
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Prefazione dell'autore |
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Quello che i fratelli
Grimm non hanno detto, ma è bene che tutti sappiano
Quando Wilhelm Grimm nel 1857 pubblicò insieme al fratello Jacob
la redazione definitiva delle Fiabe, che erano apparse in una
versione parziale dal titolo Kinder und Hausmärchen
(Fiabe del focolare), non avrebbe mai immaginato di rivolgersi
agli uomini del terzo millennio. I due grandi filologi raccolsero
il ricco patrimonio delle fiabe popolari, per lo più raccontate
dagli anziani intorno al focolare, da cui il titolo originale in
lingua tedesca, per perpetuarne la memoria a vantaggio dei futuri
lettori. Ma non è a tutti noto che il genere letterario della
Fiaba non era in origine destinato ai bambini. L'equivoco nacque
dal fatto che i vecchi le raccontavano nelle campagne, quando
l'inverno costringeva le famiglie intorno al focolare, e
l'uditorio era costituito prevalentemente da bambini. Mi è
sembrato utile a distanza di molti anni riproporre agli adulti la
lettura e il commento di una delle favole di maggior successo, che
resta scolpita nell'immaginario collettivo di ogni lettore, perché
conosciuta diffusamente fin dall'infanzia: la favola di
Cappuccetto Rosso. Il presente testo riprende e ripropone l'antica
funzione del genere fiabesco, racconti orali per un pubblico
adulto, narrati allo scopo di tramandare il ricco patrimonio
popolare-sapienziale dei popoli del nord Europa. Come molti
studiosi hanno dimostrato le fiabe forniscono materia inesauribile
di riflessione al lettore e, nello stesso tempo, divertono adulti
e bambini. La proposta che di seguito offro al lettore è
volutamente indirizzata agli adulti, come il titolo stesso
enuncia, e non ai bambini, anzi a tutela di questi, la cui
esistenza appare sempre più minacciata e pericolosamente
strumentalizzata dalla scarsa memoria sapienziale degli adulti.
Confido nell'accoglienza intelligente e critica del lettore, a cui
anticipatamente rivolgo un avvertimento, anch'esso preannunciato
nel sottotitolo, «Quello che i fratelli Grimm non hanno detto, ma
è bene che tutti sappiano»: l'interpretazione della fiaba
probabilmente si distanzia dall'originaria intentio autoris
e potrebbe, forse, apparire ai più fortemente allegorica. Se così
fosse, si sappia che lo abbiamo intenzionalmente voluto perché il
lettore, contemporaneo di chi scrive, riceva elementi di
stimolante riflessione.
(3 maggio 2004)
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4. L'azione devastatrice del diavolo
Siamo all'apice del dramma. Il lupo, metafora del male, principe
della menzogna è alla vigilia della sua furente azione devastatrice:
«Entrò e la inghiottì». La Sapienza, lasciata ai margini del mondo,
e destituita di ogni suo significato, soggiace all'orgia furente del
Male. La Verità è seppellita dalla Menzogna. La fedeltà ai falsi
dogmi dell'eugenismo e del biologismo salutista contemporaneo
comporta l'adozione dell'eutanasia come falso principio di
liberazione dell'uomo dalla sofferenza e dalla morte. La
devastazione è completa e si compie con l'annientamento del loro
autentico significato. L'angelo delle tenebre si è travestito da
angelo di luce: «Indossò i suoi vestiti e si coricò nel letto».
Dopo l'occultamento della Sapienza (nonna) nel ventre della Menzogna
(lupo) ha inizio la quadrilogia del male. Le quattro
esclamazioni di Cappuccetto Rosso e le repliche del lupo scandiscono
la progressione della devastazione del male sull'uomo: «Ehi, nonna,
che orecchie grandi hai! Per sentirti meglio». La prima metafora
esprime emblematicamente la proliferazione mediatica e l'abuso del
consumo di informazione. È l'uomo planetario che capta con le
sue parabole ogni messaggio e irradia l'etere di comunicazioni
multisensoriali. È l'uomo tutto orecchie, in frenetico ascolto dei
soffici rumori confezionati allo scopo di distoglierlo dalla
meditazione e dalla preghiera, incapace di entrare nel Silenzio muto
e solitario dell'Amore nascosto.
«Ehi, nonna, che occhi grossi hai! Per vederti meglio». La seconda
metafora esprime l'orgia delle immagini e l'abuso della visione. È
l'homo videns, che si nutre di immagini, coccolato ed
accarezzato dai fasci luminosi del tubo catodico, il cui sguardo
incensurato scopre alle sue pupille i segreti più nascosti. In preda
ad un voyerismo fobico spinge il suo desiderio di vedere in
ogni dove, cadendo nella trappola della finzione presentata come
realtà. L'unico elemento reale dell'uomo ipervedente è l'illusione
mediatica, la finzione catodica.
«Ehi, nonna, che mani grandi hai! Per afferrarti meglio». La terza
metafora esprime la prigionia dell 'uomo vittima del Pantheon
merceologico della società industriale e post-industriale. La
conquista di nuovi mercati, il planetario dominio capitalistico
hanno costruito un Pantheon merceologico, a cui l'uomo
contemporaneo devotamente offre il suo sacrificio quotidiano,
prigioniero della seduzione totemica dei beni materiali. Gli idoli
del Pantheon merceologico danzano davanti alle masse con la
loro accattivante bellezza, in attesa di essere rapiti dai loro
raptus collettivi. I più belli danzano in prima fila, fieri
rappresentanti del dominio tecnocentrico dell'uomo tecnocefalo.
«Ehi, nonna, che orrenda boccaccia! Per divorarti meglio». La quarta
metafora esprime il sorgere del dominio consumista e la nascita
della società opulenta del benessere e del piacere. È l'uomo che
produce e consuma ogni cosa reale o illusoria, che pasce il suo
ventre con le eccitazioni più stuzzicanti. L'uomo piegato dai
desideri incontinenti e morbosi dei suoi sensi, adagiato sulla
poltrona del dubbio farneticante, che gli fa confessare la solenne
menzogna: «al di fuori della materia non esiste altro Dio».
La quadrilogia si conclude con il tragico epilogo: «balzò dal letto
e ingoiò la povera Cappuccetto Rosso». Il menzognero ingoia le
piccole verità, dopo aver soppresso la Sapienza. È il tragico
destino dell 'uomo senza Verità e orfano della Sapienza: finire tra
le fauci dei lupi protervi e ingannatori. É l'inizio del tragico
fenomeno della pedofilia e delle minacce al mondo dei bambini.
L'inevitabile effetto di una concezione antropologica, che riduce
l'uomo ad entità puramente biologica, priva di valori spirituali,
genera una società costruita sull' abuso dei sensi ( orecchie,
occhi, mani, bocca,...) e sulla eliminazione di ogni principio
spirituale. Nasce nell'uomo una dissociazione interiore e
un'inconsapevole spinta, violenta e disordinata, che si rivolge
proprio contro coloro, fanciulli e adolescenti, che rappresentano il
futuro di quel mondo costruito dagli adulti, che questi stessi
rifiutano, e che con quell'insano gesto di sevizia e di violenza,
negano e sopprimono.
[…]
Nicola Di Bianco |
* Nicola di Bianco, sacerdote
dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, è dottore in
Teologia e insegna presso l'Istituto Teologico Salernitano. E'
autore di numerose pubblicazioni, tra cui Internet - Il futuro
dell'uomo planetario? pubblicato nel 2002 (Laveglia
Editore - Battipaglia, Salerno).
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Fonti:
La favola di Cappuccetto Rosso raccontata agli adulti a tutela
dei bambini di Nicola Di Bianco.
Edizione non in commercio, dicembre 2003.
Links:
http://www.pitt.edu/~dash/grimm.html
Tutto (in inglese) sulla vita e le opere dei fratelli Grimm . |
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