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Arthur Schopenhauer
(1788-1860) |
Arthur Schopenhauer si pone
come punto di incontro (o di scontro) tra esperienze filosofiche
eterogenee: Platone, Kant, l'Illuminismo, il Romanticismo,
l'idealismo e la spiritualità indiana. Nato a Danzica da padre
banchiere, nonostante sia tre volte diseredato dalla madre, riesce
a conservare il proprio patrimonio in modo da consentirgli un
lavoro intellettuale libero. Ha come maestro di filosofia lo
scettico Schulze e le sue opere maggiori fioriscono nella più
serena disperazione e nel più puro disinteresse. In vita
― infatti ― ha poca risposta del
pubblico, viene rifiutato dagli editori e l'accoglienza dalla
cultura ufficiale è molto fredda nei suoi confronti. Nel leggerlo
però ― dice Arthur Hübscher
― «abbiamo la sensazione che chi ci
parla è un amico fidato, uno che ci capisce a fondo».
Schopenhauer scrive gli
Aforismi, che chiudono il primo volume dei Parerga e
paralipomena, quando è ancora un filosofo misconosciuto e con
la vocazione a farsi coscienza della umanità.
Con l'aforisma 34 dei Consigli e
massime, Schopenhauer dice che la maggior parte degli uomini ―
più o meno conscia della propria mediocrità ― si sente minacciata
dal merito, dal valore o più semplicemente dalla presenza di
qualità intellettuali e morali superiori. Una persona che merita e
che si aspetti riconoscimento, sperimenterà a sue spese che la
paura e la viltà degli altri gli decreterà una lotta senza
quartiere. Mirabili sono poi le casistiche a supporto a mo' di
fotogrammi, come le belle ragazze che si vogliono proporre a dama
di compagnia: «al loro primo apparire, la faccia
della nuova sperata padrona si oscura, dando a vedere di non aver
alcun bisogno, per sé o per la propria figlia, di un simile
termine di paragone». Luca Liguori (22 dicembre 2003) |
Le qualità che suscitano
astio e risentimento
Chi si illude che spirito e intelligenza siano un mezzo per
rendersi bene accetti in società, dimostra di avere molta
strada da percorrere... Quelle qualità al contrario suscitano nella
stragrande maggioranza un astio e un risentimento tanto più aspri in
quanto chi li prova non è tenuto a dichiararne i motivi, anzi li
nasconde a se stesso. Le cose vanno precisamente così: se uno nota e
sente una soverchiante superiorità intellettuale nella persona con
cui parla, dentro di sé, senza esserne chiaramente conscio, conclude
che l'interlocutore abbia notato e sentito in pari misura la propria
inferiorità e limitatezza. Quella sensazione suscita in lui astio,
risentimento e rabbia a un grado parossistico. A ragione Gracián
dice: Para ser bien quisto. el unico medio vestirse la piel del
mas simple de los brutos.
Infatti esibire spirito e intelligenza è solo un modo indiretto di
rinfacciare a tutti gli altri la loro sprovvedutezza e ottusità.
Inoltre la natura volgare si ribella quando si trova di fronte il
suo contrario, e la segreta istigatrice alla ribellione è l'invidia.
Come si può osservare quotidianamente, il piacere che la gente
antepone a tutti gli altri è la soddisfazione della vanità, che
tuttavia si ottiene solo dal confronto di se stessi con altri. Di
nessun pregio l'uomo va tanto orgoglioso come di quelli
intellettuali; solo su di loro infatti si basa la sua supremazia
rispetto agli animali. Quindi
spiattellargli in faccia una decisa superiorità a questo riguardo,
per di più davanti a testimoni, è un gesto oltremodo temerario. Egli
si sente provocato alla vendetta, e nella maggioranza dei casi
cercherà l'occasione di realizzarla mediante delle offese, passando
così dall'ambito dell'intelligenza a quello della volontà neI quale
― quanto a gerarchie di valore
― tutti sono uguali. In conclusione,
mentre in società ceto e censo possono sempre contare sul rispetto,
i pregi intellettuali in nessun caso possono aspettarsi altrettanto:
nel migliore dei casi sono ignorati, altrimenti vengono considerati
una sorta di impertinenza, o come qualcosa di cui il detentore è
venuto in possesso con mezzi illeciti, e di cui ora non ha ritegno a
vantarsi; quindi ognuno in segreto si propone di fargli subire
qualche umiliazione, aspettando solo l'occasione propizia. Saadi nel
Gulistan dice: "Si deve sapere che nell'individuo non
intelligente si trova un'avversione per quello intelligente cento
volte maggiore dell'antipatia dell' intelligente per il non
intelligente".
Per contro l'inferiorità intellettuale equivale a una vera e
propria raccomandazione. Infatti quello che è il calore per il corpo
è per lo spirito il benefico senso di superiorità; perciò ognuno si
avvicina istintivamente all'oggetto che gliela promette, come ci si
accosta alla stufa o al calore del sole. Ora, sarà tale solo chi sta
decisamente più in basso nella scala dei valori intellettuali se è
un uomo, in quella della bellezza se è una donna. Certo, per
dimostrare un'inferiorità non simulata rispetto a tanta gente, ce ne
vuole... D'altra parte, si osservi con quale affabilità una ragazza
appena piacente accoglie un'altra decisamente brutta. I pregi fisici
non vengono tenuti in grande considerazione negli uomini, per quanto
uno si senta più a suo agio se sta accanto a uno più basso che non a
uno più alto. Quindi, in generale, tra gli uomini i più ricercati e
bene accetti sono gli stupidi e gli ignoranti, tra le donne quelle
brutte: è gente che facilmente sarà accreditata di un gran cuore,
perché ognuno, per giustificare ai propri occhi e quelli altrui la
sua propensione, ha bisogno di un pretesto. Proprio per questa
ragione la superiorità intellettuale, in qualsiasi forma, è una
qualità che porta al totale isolamento: una qualità che si odia, e
da cui si rifugge, imputando come pretesto a chi la possiede ogni
sorta di vizi. Altrettanto accade con
la bellezza per le donne: le ragazze molto belle non solo non
trovano amiche, ma neppure la compagnia di altre. Ed è meglio che
non tentino neppure di presentarsi per un posto di dama di
compagnia; perché già al loro primo apparire, la faccia della nuova
sperata padrona si oscura, dando a vedere di non aver alcun bisogno,
per sé o per la propria figlia, di un simile termine di paragone. Ci
si comporta invece in modo opposto con i privilegi del rango, perché
questi non emergono ― come avviene per i
pregi personali ― per effetto di
contrasto e di distanza, bensì per riflesso, come i colori
dell'ambiente si riverberano su un volto.
Arthur Schopenhauer |
L'unico modo per essere benvoluti è
rivestire la pelle dell'animale più ottuso. (Baltasar Gracián,
Oráculo manual, y arte de prudencia, 240).
Si può dire che l'uomo si sia dato da sé la volontà. in
quanto la volontà è se stesso; mentre l'intelletto è una
dote che egli ha ricevuto dal Cielo, ― vale a dire dall'eterno.
imperscrutabile fato e dalla sua necessità. di cui sua - madre è
stata un semplice strumento. [N. d. A.]
Il mezzo di gran lunga più efficace per farsi strada nel
mondo sono le amicizie e le consorterie. Peraltro le grandi
capacità rendono orgogliosi e quindi poco adatti ad adulare
chi ha capacità mediocri, nei confronti dei quali perciò quelle
grandi capacità si dovrebbero dissimulare o rinnegare. Effetto
contrario esercita la consapevolezza di qualità mediocri: essa si
accorda perfettamente con l'umiltà. la socievolezza. la
compiacenza e il rispetto per ciò che è scadente. e quindi si crea
amici e protettori. Quanto detto vale non solo per le carriere
nello Stato. ma anche perle posizioni di prestigio. per le alte
cariche. e anche per hi reputazione nel mondo della cultura;
sicché ad esempio nelle accademie la mediocrità è sempre ai primi
posti. mentre la gente di merito vi arriva tardi o non vi arriva
affatto. e così è per tutte le cose. [N. d. A.]
Fonti:
Aforismi sulla saggezza del vivere di
Arthur Schopenhauer - Oscar Classici Mondadori, 1994.
Filosofi e filosofie nella storia di Nicola Abbagnano e
Giovanni Fornero - Edtore Paravia, 1992. |