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Sun Tzu
(V sec. a.C. circa) |
Notizie frammentarie
dell'esistenza di Sun Tzu e del suo coinvolgimento negli eventi
della propria epoca, sono conservate nella
Shih Chi (raccolta celebre in tutta l'Asia come la prima vera
storia della Cina e come capolavoro letterario), e nella
Wu Yüeh Ch'unch'iu; quest'ultima
fornisce la versione più interessante della sua carriera. Se la
biografia è credibile, sembrerebbe ragionevole ritenere che a Sun
Tzu fosse stato affidato nel 509 a.C. il comando delle forze
militari dello stato di Wu, su consiglio di Wu Tzu-hsü,
e con il compito di addestrarle e organizzarle. Alcuni studiosi -
invece - negano addirittura che sia mai esistito e avanzano
l'ipotesi che in realtà Wu Tzu-hsü e Sun Tzu
fossero la stessa persona.
L'opera per cui Sun Tzu è ricordato e che ci è stata trasmessa
attraverso i secoli è l'Arte della guerra; un'opera
composta da tredici capitoli di varia lunghezza e ciascuno
dedicato ad un argomento specifico: come condurre una guerra, come
programmare un'offensiva, quale disposizione dare all'esercito,
ecc. Come tutti gli altri classici militari cinesi, le sue chiavi
di lettura sono generalmente tre: sinologico, militare e politico.
Il tipo di lettura più diffuso in Occidente, da quando l'opera fu
tradotta per la prima volta nel 1772 dal gesuita missionario
francese a Pechino Jean Joseph Marie Amiot, è quello
militare. Caduta nell'oblio per più di un secolo dopo le campagne
napoleoniche e all'influenza esercitata nell'arte militare
dall'opera di Karl von Clausewitz - che enfatizzavano i risultati
che si potevano ottenere con la strategia diretta
mirante cioè all'annientamento militare dell'avversario - l'Arte
della guerra di Sun Tzu è tornata a nuovo interesse all'inizio
del XX secolo per gli aspetti legati alla strategia indiretta
(guerra psicologica mirante a incidere sul "morale" dei
combattenti e dei civili). La vera arte della guerra
consiste nel vincere il conflitto prima di iniziarlo; in una
guerra è vincente non tanto chi è in vantaggio numerico e di mezzi
ma chi, usando strategie indirette, inattese e non ortodosse,
trasforma i vantaggi del nemico in svantaggi e i propri limiti in
punti di forza.
La concreta applicabilità di questi antichi principi strategici in
ogni contesto in cui vige una competizione, hanno reso il trattato di Sun
Tzu un punto di
riferimento importante per moltissimi studi e scuole di management
e marketing. Nel 1987 il regista Oliver Stone girò il film
Wall Street, in cui le strategie degli yuppies venivano
fatti discendere proprio dai princìpi di Sun Tzu.
Dei tredici capitoli dell'Arte della guerra, abbiamo scelto
il quinto dove si parla della potenza militare strategica.
Sebbene il concetto di potenza strategica suggerisca
immediatamente l'idea di un vantaggio risultante da una posizione
superiore (circostanze, energia combinata e latente, forma e
forza), qui il numero degli uomini a disposizione nello scontro,
anche se inferiore, viene minimizzato. «Chi
si serve della potenza strategica comanda gli uomini in battaglia
come se fossero pietre e tronchi che rotolano da una collina»,
dice Sun Tzu. Stando fermi e in equilibrio sulla
collina, il tronco e la pietra contengono una grande potenzialità
energetica e, in movimento, questa energia può essere liberata in
modo esplosiva. Per diventare efficace è sufficiente che le
si imponga solo una cosa: la direzione.
Luca Liguori (22 marzo 2004)
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5. Potenza militare
strategica
Sun Tzu disse:
«In generale comandare un grande numero di uomini è come comandarne
pochi. È una questione di divisione dei numeri. Combattere con molti
uomini è come combattere con pochi. È una questione di
configurazione delle truppe e di assegnazione degli incarichi.
Ciò che permette alle truppe delle Tre Armate di fronteggiare il
nemico senza subire sconfitte è il servirsi di tattiche non
ortodosse e di tattiche ortodosse.
Se mai un esercito si decide ad attaccare, la sua azione deve
possedere la potenza di un ciottolo di fiume scagliato contro un
uovo. Ciò dipende dall'equilibrio tra vacuità e sostanza.
Di solito, in battaglia, un generale muove le truppe con metodi
ortodossi, ma vince grazie a strategie non ortodosse. Perciò chi
eccelle nell'uso di metodi non ortodossi è inesauribile come il
Cielo e privo di limiti come lo Yangtze e il Fiume Giallo. Il sole e
la luna raggiungono il culmine del loro ciclo quindi ricominciano di
nuovo. Le quattro stagioni nascono e muoiono una dopo l'altra.
Le note della scala musicale [orientale] non sono più di cinque, ma
sarebbe impossibile elencare tutte le loro variazioni. I colori non
sono che cinque, ma è impossibile vedere tutte le variazioni che da
essi hanno origine. I sapori non sono che cinque, ma sarà
impossibile gustare tutte le sfumature che nascono dalla loro
combinazione. In guerra le configurazioni strategiche della potenza
sono soltanto non ortodosse e ortodosse, ma è impossibile sfruttare
tutte le variazioni offerte da queste due tattiche. Le tattiche non
ortodosse e quelle ortodosse si generano a vicenda, in un ciclo
senza fine. Chi potrà mai esaurirle tutte?
La configurazione strategica della potenza si può comprendere
osservando un fiume che scorre a tutta velocità su un letto di
sassi. L'effetto prodotto dalla concentrazione di forze si può
comprendere osservando un uccello da preda che spezza le ossa della
sua vittima. Perciò la configurazione strategica della potenza di
coloro che eccellono nella guerra esige concentrazione e
costrizione. La configurazione strategica della potenza è simile a
una balestra tesa al massimo quando si preme il grilletto.
Confuso e tumultuoso, il combattimento ha inizialmente un aspetto
caotico, ma i saggi generali non si fanno sommergere dal disordine.
Nel tumulto e nella confusione, schierano le truppe in formazione
circolare e perciò non possono essere sconfitti.
Per stimolare il caos è necessario possedere un saldo controllo; per
creare l'illusione della paura bisogna avere coraggio; per fingere
debolezza si deve essere forti. Ordine e disordine richiedono
capacità di controllo delle truppe; il coraggio e la paura dipendono
dalla configurazione strategica della potenza militare; la forza e
la debolezza dipendono dallo schieramento dell' esercito.
Perciò chi eccelle nell'arte di costringere il nemico a muoversi
come vuole realizza una configurazione delle sue truppe che
costringe l'avversario a reagire. Offre una possibilità che il
nemico è costretto a cogliere. Stimolando l'avversario a muoversi in
un certo modo il saggio generale lo aspetta in forze.
Perciò chi eccelle nella guerra cerca la vittoria attraverso la
configurazione strategica della potenza militare e non affidandosi
ai suoi subordinati. Per questo è abile a scegliere ogni uomo per il
compito adatto e a utilizzare il potenziale strategico a sua
disposizione.
Chi si serve della potenza strategica comanda gli uomini in
battaglia come se fossero pietre e tronchi che rotolano da una
collina. La natura del tronco e della pietra è quella di starsene
fermi quando si trovano su un terreno piano; sono tuttavia mobili
quando si trovano su un terreno inclinato. Se questi materiali sono
squadrati tendono a fermarsi; se invece hanno forma sferica rotolano
facilmente. Perciò la potenza strategica di colui che eccelle nel
comando degli uomini in battaglia è paragonabile a quella dei massi
di forma circolare che rotolano da una montagna alta migliaia di
metri. Questa è la configurazione strategica del potere».
Sun Tzu |