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L'UOMO DI DOMANI E QUELLO DI OGGI

Indice III | II | I | Spotlights | Controcorrente

di Remo Bodei*

Quelli che non conservano e non richiamano il passato mediante la memoria, ma lo lasciano svanire a poco a poco, di fatto si rendono giorno dopo giorno poveri, vuoti e aggrappati al domani, come se gli eventi accaduti l'anno prima, ieri l'altro o ieri non li riguardassero più e non fossero per loro assolutamente mai accaduti.
Plutarco, De tranquillitate animi, 473 D-E

 
Plutarco di Cheronea (45 ca. - 124)

La distinzione tra buono e malvagio passa anche attraverso parametri temporali. Il buono è sempre presente a se stesso, integro in ogni istante, anche mentre gode dei "ricordi delle cose compiute" e delle "belle speranze di quelle future". La storia vissuta della sua vita è resa coerente da una continuità temporale ed etica insieme.

Il malvagio ondeggia invece a causa delle fluttuazioni dell'animo. Nei casi più gravi, è come squartato da desideri che lo spingono in direzioni contrastanti. Il suo pentirsi non è sintomo di ravvedimento, ma di ulteriore cattiveria. Si sottrae, insieme, a se stesso e al suo passato, senza per questo riuscire a godere del proprio futuro. Il suo io è effettivamente diviso e in inimicizia con se stesso, perché ignora la natura della philautia o amor proprio,

Nel più tardo linguaggio di Plutarco, che su questo punto rimane assolutamente fedele allo spirito di Aristotele, un uomo del genere, nel vedere "la propria vita priva di un sorriso, triste, perennemente afflitta e oppressa dalle passioni più spiacevoli e da molestie senza fine", non si procura respiro e non ascolta consigli. Costui rifiuta pertanto di accogliere ogni ragionamento che gli "consentirebbe di sopportare senza recriminazioni il presente, di ricordare con riconoscenza il passato e di avanzare verso il futuro, senza timore o sospetto, con lieta e luminosa speranza". Diversamente dagli altri, solo l'uomo retto è capace di rimanere fedele a se stesso in maniera intelligente, in quanto l'integrità non è altro che presenza a sé, in ogni istante, di tutto se stesso, tessuto connettivo dell'anima che stabilisce una continuità ininterrotta tra passato e futuro. Il buono ricorda con gratitudine il tempo trascorso e ne scorge il prolungamento nel presente, mentre "nella maggior parte delle persone un oblio fatto di insensibilità e di ingratitudine si impadronisce del loro passato e lo divora: cancellando ogni azione, ogni successo, ogni momento piacevole di svago, di compagnia, di gioia, tale oblio non consente alla vita di diventare un tutt'uno, in cui il passato si intrecci con il presente, ma, al contrario, come se l'uomo di ieri e l'uomo di domani fossero diversi da quello di oggi, esso, separando nettamente tutto ciò che ci accade, pone subito il passato nella condizione di mai accaduto a causa della mancanza di ricordo". Essere buoni non costituisce un atto supererogatorio, ma è la condizione stessa della felicità e della pienezza dell'esistere: "Quelli che non conservano e non richiamano il passato mediante la memoria, ma lo lasciano svanire a poco a poco, di fatto si rendono giorno dopo giorno poveri, vuoti e aggrappati al domani, come se gli eventi accaduti l'anno prima, ieri l'altro o ieri non li riguardassero più e non fossero per loro assolutamente mai accaduti."

Remo Bodei

 Plutarco, De tranquilitate animi, 477 F
Ibidem, 473 C-D
Ibidem, 473 D-E

Tratto da: Geometria delle passioni - Paura, speranza, felicità, filosofia e uso politico.
Saggi Universale Economica Feltrinelli.
Remo Bodei (Cagliari 1938) insegna Storia della filosofia all'Università di Pisa, ed è uno dei promotori del Festival della Filosofia di Modena, giunto quest'anno alla sua terza edizione.

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