Nascimur uno modo, multis morimur. Nasciamo in un solo modo, ma moriamo in molti. Cestio Pio
Natura abhorret a vacuo. La natura ha orrore del vuoto. Cartesio Massima cui si ricorreva ai tempi del Descartes e anche in seguito, per spiegare alcuni fenomeni naturali, come l’impossibilità d’ottenere il vuoto assoluto, l’innalzarsi dell’acqua in un tubo producendo la rarefazione dell’aria soprastante, ecc. Nello stile burlesco si cita per dire che lo stomaco vuoto ha bisogno di alimento, o che il borsellino ha bisogno di danari.
Natura expelles furca tamen usque recurret. Potrai scacciare la natura col forcone tuttavia sempre tornerà.
Natura non facit saltus. La natura non fa salti. Leibnitz (Nuovi Saggi, IV, 16) Nella natura tutto è progressivo ed ordinato, e fra i vari generi e le varie specie non v’è un taglio netto e assoluto, ma vi è sempre un essere intermediario che forma come l’anello di congiunzione nella catena umana.
Naturaliter. Naturalmente, secondo natura.
Naturam expellas furca, tamen usque recurret. Anche se caccerai la natura con la forca, essa ritornerà. Orazio (Epist., I, 10, 24) Significa che non vi è cosa più difficile che spogliarsi delle proprie abitudini naturali. Corrisponde al proverbio: Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Ne bis in idem. Non due volte nel medesimo fatto.
Ne gloriari libeat alienis bonis. Affinchè qualcuno non si vanti dei meriti altrui. Fedro È il primo verso della favola: La Cornacchia superba e il Pavone. La Cornacchia, vestitasi con le penne del Pavone, quando venne riconosciuta fu rifiutata sia dai Pavoni che dalle altre Cornacchie.
Ne quid nimis. Nulla di troppo. Si usa come invito a non esagerare.
Ne supra crepidam sutor iudicaret. Che il calzolaio non giudichi su qualcosa al di sopra della calzatura. Plinio il Vecchio
Ne sutor ultra crepidam. Che il calzolaio non giudichi oltre la scarpa.
Nec aures me credo habere nec tango. Mi sembra di non avere orecchie e di non poter toccare. San Gerolamo
Nec mortale sonans. (Voce che) non ha l’accento di quella dei mortali. Virgilio (Eneide, VI, 50) Il Poeta parla della Sibilla invasata dallo spirito profetico. La frase si usa per elogiare grandi oratori o poeti che con alate parole hanno elettrizzato gli uditori.
Nec plus ultra. Non più avanti. Iscrizione scolpita da Ercole, secondo la mitologia, sui monti Calpe ed Abila, creduti i limiti estremi del mondo, oltre i quali era vietato il passaggio a tutti i mortali. Nell’uso comune la frase, modificata in "Non plus altra", serve ad indicare il limite estremo, cioè il massimo, della perfezione, dell’eleganza, dell’arte con cui si è finito qualche lavoro.
Nec spe nec metu. Nè con speranza nè con paura.
Nec vi, nec clam, nec precario. Né con la violenza né di nascosto né in modo revocabile.
Necesse est multos timeat quem multi timent. Deve temere molti chi molti temono. Laberio
Necesse habent cum insanientibus furere. Tra i pazzi devon necessariamente impazzire. Petronio
Necessitate cogente. Sotto la spinta della necessità.
Nemo ad impossibilia tenetur. Nessuno può essere costretto all' impossibile.
Nemo beneficia in calendario scribit. Nessuno scrive benefici nel calendario.
Nemo mortalium omnibus horis sapit. Nessun mortale è saggio a tutte le ore. Plinio il Vecchio
Nemo plus iuris in alium trasferre potest quam ipse habet. Nessuno può trasferire ad altri più diritti di quelli di cui è titolare.
Nemo potest duobus dominis servire. Nessuno può servire due padroni. Vangelo secondo Matteo
Nemo pro parte testatus pro parte intestatus decedere potest. Nessuno può morire avendo in parte fatto testamento e in parte non avendolo fatto.
Nemo propheta in patria. Nessuno è profeta nella sua patria.
Nemo Romanorum pacis mentionem habere dignatus est. Nessuno dei Romani si degnò far menzione della pace. Eutropio (Breviario, III, 10) Frase che dimostra tutta la grandezza dei Romani antichi, quando, dopo la disfatta di Canne, non vi fu un solo Romano che osasse parlare di pace, ma tutti, solidali, si prepararono virilmente e romanamente alla riscossa.
Nemo sua sorte contentus. Nessuno è mai soddisfatto della sua condizione. Orazio (Satire, I, 1)
Neque imbellem feroces progenerant aquilae columbam. Le feroci aquile non generano mai una pacifica colomba.
Neque semper arcum tendit Apollo. Apollo non sempre tende il proprio arco. Orazio (Odi, II, 10, 19) Cioè non scaglia sempre contro gli uomini le sue frecce come contro gli Achei. Ma il significato corrente che si dà alla frase è che anche Apollo ogni tanto si riposa, cioè che anche i più robusti, i più acculturati hanno bisogno di riposo.
Nervi belli pecunia. Il denaro è il nerbo della guerra.
Nescio vos. Non vi conosco. San Matteo, XXV, 12 È la risposta dello sposo alle vergini sprovvedute che arrivano troppo tardi. Si usa per rifiutare qualche favore o il concorso della propria borsa a qualche amico scocciante, ma quasi sempre in tono di scherzo.
Nescit vox missa reverti. La parola, una volta pronunciata, non si può più richiamare. Orazio (Ars poetica, 390) Il Poeta consiglia lo scrittore a riflettere bene prima di inviare alle stampe le proprie opere. Ma generalmente si cita per indicare i danni d’una lingua incauta.
Nigro notanda lapillo. (Giorno) da seganre con una pietruzza nera. Allusione in uso nei Romani di segnare i giorni felici con sassolini bianchi, e quelli avversi con pietruzze nere.
Nihil admirari. Meravigliarsi di niente. Orazio (Epist., I, 6, 1) Massima che, secondo gli stoici, sarebbe la base della felicità. .
Nihil de principe, parum Deo. Niente del principe, poco di Dio.
Nihil difficile amanti. Niente è difficile per chi ama.
Nihil difficile volenti. Niente è difficile per chi vuole.
Nihil est in intellectu quod non fuerit prius in sensu. Nell'intelletto non vi è nulla che non sia stato prima nei sensi. San Tommaso d'Aquino
Nihil inimicus quam sibi ipse. Niente vi è di più nemico di sé stessi. Cicerone
Nihil morte certium. Niente è più certo delle morte.
Nihil obstat. Nulla osta, non c'è niente in contrario. Si usa anche in senso scherzoso, per indicare il consenso a che si faccia qualcosa. Propr. è la formula di rito delle autorizzazioni ecclesiali.
Nihil sub sole novum. (Non v'è) nulla di nuovo sotto il sole. (Ecclesiaste, cap. I, 10) Cioè sulla terra tutte le vicende, liete o tristi, si ripetono.
Nil est dictu facilius. Niente è più facile che parlare. Terenzio
Nimium ne crede colori Non fidrati troppo del colore. Virgilio (Bucoliche, Egl. II) Cioè non bisogna credere alla prima impressione, alle apparenze. Molte volte è il caso di ripetere l’esclamazione della Volpe di Fedro alla maschera: "O quanta species!... cerebrum non habet". Quindi è necessario usare prudenza nel giudicare.
Nimium ne crede colori. Non fidarti troppo del colore. Virgilio
Nisi caste saltem caute. Se non castamente almeno con cautela.
Nitimur in vetitum semper cupimusque negata. Aspiriamo sempre a ciò che è proibito e desideriamo le cose che sono negate. Ovidio (Amor., III, 4, 17) È una legge di natura che rimonta alla progenitrice del genere umano, che per una mela...!
Nitimur in vetitum semper cupimusque negatum. Propendiamo sempre per ciò che è vietato e desideriamo ciò che ci è negato. Ovidio
Nocte latent mendae. Di notte i difetti stanno nascosti. Ovidio
Noli adfectare quod tibi non est datum, delusa ne spes ad querelam recidat. Non aspirare a ciò che non ti è stato dato, affinchè la tua speranza delusa non abbia motivo di lamentarsi. Fedro Il Pavone invidioso dell’Usignolo che lo superava nel canto, se ne lamentò con Giunone. Ma la dea gli rispose che a tutti era stato elargito un privilegio particolare: a chi la bellezza e a chi il canto...
Nolite mittere margaritas ante porcos. Non gettate perle davanti ai porci. San Matteo 7.6
Nomen est omen Il nome già contiene un presagio. Plauto
Nomen omen. Il nome è un presagio.
Nomina sunt consequentia rerum. I nomi sono corrispondenti alle cose. Giustiniano
Non aetate verum ingenio apiscitur sapientia. Non con l’età ma con l’ingegno si raggiunge la sapienza. Plauto
Non causa pro causa. Una non-causa spacciata per causa.
Non erat hic locus. Non era qui il suo luogo. Orazio (Ars poetica, 19) Il poeta parla delle disgressioni che si fanno fuori d’ argomento. Viene a taglio tutte le volte che si fa o si dice una cosa a sproposito, cioè fuori luogo.
Non expedit. Non lo si deve fare.
Non ignara mali, miseris succurrere disco. Conoscendo io stessa il dolore, so venire in aiuto agli infelici Virgilio (Eneide, I, 630) Sono parole di Didone, nel ricevere Enea ed i suoi compagni di sventura. In realtà nessuno è più sensibile alle sventure altrui di chi ha provato le stesse sofferenze.
Non liquet. Non è chiaro. Propr. in diritto indica l'impossibilità di emettere un giudizio per mancanza di elementi.
Non multa sed multum. Non molte cose, ma molto (bene). Quintiliano (Instit., X, I, 59) Proverbio già conosciuto dagli antichi Romani, che in sostanza vuol dire non esser conveniente studiar molte cose, ma poche e bene. Il detto si estende in genere a tutte le azioni umane, nelle quali la perfezione non sta nel verbo fare, ma nell’ avverbio bene.
Non omnia possumus omnes. Non tutti possiamo fare ogni cosa. Virgilio (Egloghe, VIII, 83) Cioè non abbiamo tutti le stesse doti, la stessa capacità, ma, come dice il Vangelo: "divisiones gratiarum sunt", ciascuno ha i suoi doni, i suoi particolari privilegi.
Non omnia possumus omnes. Non tutti possiamo tutto. Virgilio
Non omnia possumus. Tutti non possiamo fare tutto. Lucilio
Non omnis moriar. Non morirò interamente. Orazio (Odi, III, 30,6) Orazio parlava dell’opera sua poetica che sarebbe sopravvissuta alla sua morte.
Non omnis moriar. Non morirò del tutto. Ovidio
Non plus ultra. Non più in là. Vedi "Nec plus ultra".
Non posse bene geri rempublicam multorum imperiis. Non si può governare bene uno Stato sotto il comando di molti. Cornelio Nepote (Dione, VI) In ogni situazione il numero di coloro che comandano dovrebbe sempre essere dispari ed inferiore a due!
Non scholae sed vitae discimus. Non impariamo per la scuola ma per la vita. Seneca (Epist., 106) La frase si trova riportata spesso nel frontespizio di opere scolastiche.
Non semper ea sunt, quae videntur, decipit frons prima multos: rara mens intelligit quod interiore condidit cura angulo. Le cose non sono sempre come si mostrano, il loro primo aspetto inganna molti: di rado la mente scopre che cosa è nascosto nel loro intimo Fedro Il poeta prova la veridicità del suo asserto con la favola della Donnola che si coprì di farina e si finse morta per ingannare e cogliere a tradimento i sorci; e infatti tre vennero uccisi, ma il quarto, più furbo, non si lasciò imbrogliare e sfuggì all’insidia.
Non sunt nova veteribus substituenda, sed perpetuo iungenda foedere. Non sostituiamo subito le cose nuove con quelle vecchie, ma aggiungiamole poco alla volta con cognizione.
Non virtute hostium, sed amicorum perfidia decidi. Debbo la mia rovina non al valore dei nemici, ma alla perfidia degli amici. Cornelio Nepote (Eumene, XI) Equivale al nostro antico proverbio: " Dagli amici mi guardi Iddio, chè dai nemici mi guardo io".
Nondum matura est, nolo acerbam sumere. Non è ancora matura, non voglio mangiarla acerba. Fedro Tratta dalla famosa favola della Volpe e dell’uva. Si cita di frequente solo la seconda parte:"Nolo acerbam sumere".
Nosce te ipsum. Conosci te stesso. Socrate Traduzione dell’iscrizione greca incisa sul frontone del tempio di Delfo.
Notumque furens quid femina possit. E' noto di che cosa sia capace una donna infuriata. Virgilio (Eneide, V, 5-6) Anche gli antichi romani avevano i loro piccoli grattacapi…
Noxa. Danno.
Nulla dies sine linea. Nessun giorno senza una linea. Plinio (Storia Nat., 35) La frase è riferita al celebre pittore Apelle, che non lasciava passar giorno senza tratteggire col pennello qualche linea. Nel significato comune vuol inculcare la necessità dell’ esercizio quotidiano per raggiungere la perfezione e per progredire nel bene.
Nulla poena sine lege Nessuna pena (venga inflitta) senza una legge. Digesto
Nullam adhibuit memoriam contumeliae. Non si ricordò affatto dell'offesa (subita). Cornelio Nepote (Epaminonda, VII) Cornelio loda Epaminonda di non essersi vendicato di chi l’aveva offeso. Per un pagano è già una bella lode
Nulli nocendum: siquis vero laeserit, multandum simili iure… Non si deve nuocere a nessuno: se qualcuno l'avrà fatto, sarà castigato allo stesso modo. Fedro La Volpe aveva invitata la Cicogna, offrendole in una ciotola una bevanda che quella, data la forma del becco, non potè nemmeno assaggiare. Questa a sua volta invitò la Volpe, e le offrì un intruglio liquido in una bottiglia dal lungo collo, che la Volpe dovette guardare solo dal vetro, mentre la Cicogna beveva allegramente. Equivale al "render pan per focaccia".
Nullius boni sine socio iucunda possessio est. Nessuna cosa è bella da possedere se non si hanno amici con cui condividerla. Seneca
Nullum magnum ingenium mixtura demientiae . Non c'è mai grande ingegno senza una vena di pazzia.
Nullus dolor est, quem non longinquitas temporis minuat ac molliat Non vi è nessun dolore che un lungo lasso di tempo non diminuisca o ammansisca. Cicerone
Numera stellas, si potes. Conta le stelle se puoi. (Genesi, XV, 3) Parole che Dio disse ad Abramo per annunziargli la moltitudine dei suoi figli e discendenti. La frase si cita parlando di riunioni molto numerose o anche di cose impossibili a numerarsi completamente.
Numero Deus impare gaudet. Dio ama i numeri dispari. Virgilio (Egloghe, VIII, 75) Credevano gli antichi che i numeri dispari avessero speciali virtù. Dante stesso non riuscì a sottrarsi a questa corrente del tempo, e strutturò la Divina Commedia sul numero tre e i suoi multipli: tre cantiche, tre fiere che gli sbarrano il passo, tutta l’opera in versi legati a tre a tre (terzine), il viaggio oltramondano suddiviso in tre regni, ecc.
Numquam est fidelis cum potente societas. Non è mai sicura l'amicizia con un potente. Fedro
Numquam est fidelis cum potente societas. L'alleanza con il potente non è mai sicura. Fedro Primo verso e morale della favola esopiana, nella quale il leone, dopo esser andato alla caccia con altri animali più deboli, nel far le parti, finisce, accampando pretesti di ogni genere, coll’attribuirsi tutta la preda.
Numquam periclum sine periclo vincitur . Il pericolo non lo si vince mai senza pericolo.
Nunc dimittis servum tuum, Domine. Ora licenzia il tuo servo o Signore. (Vangelo, Luca, lI, 25) Parole preferite dal santo vecchio Simeone, dopo aver visto il Redentore del mondo. Sono state ripetute da personaggi storici, che con le loro vittorie consideravano concluso il loro ciclo terreno, o da Santi al momento della morte. Scherzosamente si ripete per prender commiato da qualcuno.
Nunc est bibendum. Ora finalmente di può bere. Orazio (Odi, I, 37, 1) La frase completa è "nunc est bibendun, nunc pede libero pulsanda tellus" (Adesso finalmente si può bere e danzare, cioè ci si può dare alla pazza gioia.) Ovviamente Orazio non intendeva parlare di acqua ma di buon vino. Trattandosi di celebrare la vittoria di Azio, un brindisi col calice alla mano, era proprio d’occasione. Si può ricordare il motto agli amici, dopo qualche successo, per il tradizionale brindisi
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